Riforma del Senato, le nuove regole e competenze di Palazzo Madama
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ROMA, 31 MARZO 2014 - In questi giorni si sta consumando un dura lotta in merito alla riforma (o abolizione) del Senato, tra Matteo Renzi e chi, come Grasso, Zagreblesky e veri intellettuali, ostenta forti dubbi e problematiche legate alla revisione costituzionale del bicameralismo perfetto, ovvero di quel sistema legislativo di cui abbiamo “giovato o meno” fino ad oggi.
Renzi, dal canto suo, non sembra deciso a interrompere il cammino della riforma, una legge, dice il Premier, essenziale per il percorso del suo mandato.
Ma cosa prevede la riforma del Senato? Quale ruolo giocherà Palazzo Madama nell’assetto politico italiano? Come si arriverà alla revisione della Carta Costituzionale?
PUNTI CARDINE – Eliminazione del bicameralismo perfetto: abolizione del Senato della Repubblica a favore di una nuova camera non elettiva, denominata: Assemblea delle Autonomie.
CHI NE FARA’ PARTE - A Palazzo Madama siederanno 148 Senatori, ossia 167 in meno degli attuali. Questi non saranno eletti direttamente dal popolo, ma saranno espressione di rappresentanza locale: i presidenti delle giunte regionali e delle province di Trento e Bolzano, due consiglieri regionali per ogni regione (eletti dal rispettivo consiglio regionale) e due sindaci per ogni regione (eletti da un’assemblea dei sindaci delle regioni).
RISPARMI – La riforma mira a ridurre i costi ed i tempi della politica. I nuovi inquilini di Palazzo Madama non saranno stipendiati. A loro volta non avranno possibilità di possedere uffici e personale presso l’Assemblea delle Autonomie. Al risparmio economico si aggiunge una sorta di “economia” politica: superando il bicameralismo perfetto, la previsione vuole che le leggi siano determinate e varate più speditamente.
FUNZIONI – L’Assemblea delle Autonomie avrà potere legislativo solo in materia di legge di Stabilità, in materia costituzionale, legislazione regionale, rapporti con l’Europa e trattati internazionali, commissioni d’inchiesta e diritti dell’uomo.
TITOLO V – Insieme alla riforma del Senato si avvierà anche quella legata al titolo V della Carta Costituzionale, procedendo in tal modo al superamento del dualismo tra Stato e Regioni. A Roma torneranno le tematiche riguardanti: produzione, trasporto e distribuzione nazionali di energia; grandi reti di trasporto e di navigazione d'interesse nazionale e relative norme di sicurezza, porti e aeroporti civili, di interesse nazionale e internazionale, programmazione strategica del turismo; ordinamento delle professioni intellettuali e della comunicazione.
Le Regioni avranno competenza in materia di: pianificazione di infrastrutture, servizi alle imprese e i servizi scolastici.
La riforma del Senato sconvolgerà dunque gli assetti istituzionali dello Stato, così come attualmente previsti. Potrebbero saltare ben 40 articoli della Costituzione.
Per arrivare all’approvazione della riforma costituzionale è necessario che il Parlamento sia favorevole per 2\3, altrimenti si renderà necessario un referendum confermativo. L’ultimo risale al 2006, quando fu appunto bocciata la riforma del Titolo V. Una strada dunque, tutta in salita.[MORE]
Sergio Sulmicelli