Ricordando la lametina Adele Bruno e le vittime di violenza
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LAMEZIA 1 NOVEMBERE - Sei anni fa Adele Bruno fu ritrovata cadavere in una campagna di Lamezia Terme barbaramente uccisa da chi diceva di amarla. Aveva soltanto 27 anni, oggi avrebbe compiuto 33 anni. Nella ricorrenza del suo compleanno le associazioni “Ara” e “Donne insieme” hanno voluto ricordarla organizzando un articolato incontro “Uomini e donne che cambiano. Noi Adele Bruno la ricordiamo così…”, introdotto da Caterina Nero del gruppo “ [MORE]
Donne insieme” e moderato dalla giornalista Maria Scaramuzzino, presso l’istituto professionale “ Einaudi” di Lamezia, diretto da Rossana Costantino, soprattutto come momento di riflessione su questo fatto brutale da cui attingere validi insegnamenti e scongiurare il ripetersi di simili atrocità.
Numerosi gli interventi dai quali è emerso il triste fenomeno del femminicidio e di altre violenze, perpetrate ai danni delle donne, e la debolezza delle leggi dello Stato che dovrebbero garantire la giustizia a chi soffre per la violenza subita e comminare pene certe a chi commette atroci reati.
Invece lo Stato non basta per troncare il fenomeno del femminicidio perché « non esiste – ha dichiarato il presidente della Corte d’Assise di Cosenza Giovanni Garofalo – nel Codice penale» ma soltanto offre « strumenti anticipatori a tutela delle donne che sono indulgenti alla comprensione, al perdono e alla fiducia nel proprio intuito» mentre dovrebbero essere più attente a quei gesti, in apparenza gentili, che non sono altro che il primo sintomo di una persona malata. Sarebbe opportuno un cambiamento negli uomini rispettando le donne, che vanno considerate come persone, e perciò rispettate, ma anche le donne devono cambiare diventando più decise e ricorrere all’aiuto di qualcuno al primo campanello d’allarme. Attualmente le donne hanno ottenuto delle conquiste sul piano giuridico a decorrere dalla legge del 1981 relativa al delitto d’onore estesa anche al nucleo familiare, alle recenti leggi del 2013 sullo stalking e sulle molestie che non sono sufficienti ad arginare il femminicidio e quindi «anche noi – ha aggiunto Garofalo – dobbiamo metterci qualcosa di nostro, dobbiamo modificare i nostri comportamenti, le nostre coscienze».
La tragedia consumata ai danni di Adele Bruno, su cui si dovrebbe meditare per cambiare veramente questo stato di cose, « ha insegnato poco o nulla perché ogni giorno si registrano episodi di stalking e vittime di violenza la quale, essendo un problema sociale, si potrebbe risolvere con un lavoro preventivo in sinergia con i genitori, le associazioni e gli enti preposti alla educazione dei giovani prima di giungere al Pronto Soccorso, alla Polizia o ai centri antiviolenza» ha affermato il giornalista Pasqualino Rettura che «illo tempore» si era occupato del caso rimanendo colpito specie dalla dignità con cui la famiglia di Adele Bruno affrontò il processo svoltosi con rito abbreviato che portò alla condanna dell’omicida, a 30 anni di carcere, rimasto sempre lucido sia durante il compimento del delitto che nelle fasi successive. Certamente bisogna bandire la rassegnazione dalle menti e « stare vicino alle persone che subiscono violenza fisica o psicologica – ha dichiarato la presidente nazionale dell’associazione “ Donne medico” Caterina Ermio –fornendo loro un primo supporto al Pronto Soccorso, dove noi operiamo, e, poi, se necessario, indirizzandole al Centro Antiviolenza “ Demetra”. Sulla stessa linea la presidente della sezione lametina dell’associazione “ Donne Medico” Renata Tropea secondo la quale non bisogna impuntarsi sulla tragedia fisica ma andare avanti diffondendo il rispetto dell’amore vero e rivolgendosi sempre alle persone giuste e qualificate come quelle del “Percorso Rosa” attivato all’interno del Pronto Soccorso del presidio ospedaliero di Lamezia Terme.
Nel corso della manifestazione sono intervenuti i giornalisti Vinicio Leonetti, Ferdinando Isabella, Terri Boemi, Nadia Donato per portare, in qualità di cronisti, la loro testimonianza sul tremendo episodio, l’assessore alla Cultura Simone Cicco e il sindaco Paolo Mascaro che ha definito Adele Bruno «simbolo della innocenza violata nel nostro territorio» e ha sottolineato l’esigenza del rispetto delle regole più elementari, della persona, dell’umanità e di tutte le vittime di violenza senza alcuna distinzione sul piano umano e sociale, insistendo sulla certezza della pena nei confronti di chi sbaglia. Ospite della manifestazione l’oro mondiale di Karate e campionessa italiana 2017 Martina Di Cello che ha esortato gli studenti presenti ad essere indipendenti, a proteggersi da soli e non fidarsi di certe persone perché quello che è accaduto può capitare «anche a noi». Al termine la consegna di targhe ricordo ai relatori e alla cugina della vittima Caterina Bruno.
Lina Latelli Nucifero