Reportage del trekking Interculturale di Roma - Parte I, la Basilica "ristorante" di S.Eustachio
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ROMA, 30 APRILE 2016 - Lo scorso sabato 23 aprile si è tenuta a Roma la seconda edizione del “Trekking interreligioso”,denominata significativamente:“Camminare insieme, perché errando s’impara”.Un’iniziativa promossa dalla federazione di trekking Federtrek e dall’associazione Pontieri del Dialogo, con il Patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e della Municipalità Roma I Centro.
Una camminata di 24 ore e alcune decine di chilometri per le strade di Roma. Una camminata dal sapore metropolitano, ma con il respiro del viaggio intercontinentale. Una “marcia” di avvicinamento all’armonia tra diverse culture e religioni. Il peregrinare dei partecipanti ha infatti toccato i luoghi di culto e i centri di accoglienza per italiani e cittadini del mondo, partecipando a momenti di preghiera, meditazione, incontro delle innumerevoli fedi e comunità che convivono nella Capitale.[MORE] Il tutto nell’Anno Nazionale dei Cammini e del Giubileo cristiano della Misericordia.
I vocabolari ci insegnano che “errare” nella sua accezione prevalente significa sbagliare, ingannarsi. In senso morale implica anche la commissione di una colpa, di un peccato. “Errare è umano, perseverare è diabolico” è una frase antichissima, attribuita di volta in volta a Sant’Agostino, Cicerone, Seneca. Errare ha però anche un altro significato più positivo, che sarebbe quello di “andare qua e là, vagare, peregrinare senza meta o scopo in un luogo”.
È questa la maniera di errare che ho con piacere affrontato lo scorso fine settimana a Roma. Una lunga “escursione” in un tipo di accoglienza spirituale e materiale che riesce ad andare oltre il mero Credo religioso. Il trekking interculturale ha visto in cammino notte e giorno, per 24 ore, alcune decine di ben motivati viandanti. Questi ultimi non hanno temuto di errare, rigorosamente a piedi, perchè il dialogare con sè e gli altri non ama troppo i tempi frettolosi.
È stato un errare ben lungi dall’essere senza mete, che sono state invece tante e variegate. Un trekking interreligioso e multiculturale, che non si è fermato neanche di notte. Una 24 ore di full immersion nella spiritualità che pervade Roma, ben centrati sulla materialità dei propri passi. La 24 ore di cammino ha avuto inizio poco dopo mezzogiorno, orario deputato al pranzo anche alle latitudini romane, magari più propense a ritardare la seduta a tavola.
La piazza del ritrovo è stata S.Eustachio, confinante con la piazza del Pantheon e le numerose locande e ristoranti. Locali ricchi di invitanti atmosfere, che però non sempre fanno pendant con la sobrietà dei prezzi. La location più suggestiva per consumare il pranzo è però proprio quella che è senza prezzo. In tutti i sensi, perché non costa nulla e assicura il più suggestivo degli scenari. Lo scenario è tra le pregevoli navate della Basilica di S.Eustachio, dove il pranzo è infatti gratuito. Lo offre il responsabile del luogo di culto, Don Pietro Sigurani, a chiunque si presenti da mezzogiorno alle quattordici per sfamarsi. Non importa la fede professata, non ci sono “gabelle” da tributare alla fede cattolica per accedere al desco. Proprio così, conferma don Pietro: “l’unica condizione è avere fame”.
E così, la navata centrale diventa quotidianamente il ristorante più gettonato della zona. Persone bisognose, certo, alle quali viene fatta vivere un’atmosfera che è ben lontana da quella malinconica di un’anonima e asettica mensa per poveri. La trasformazione è veloce e sorprendente. In breve appaiono i tavoli, che in cinque minuti sono apparecchiati con tovaglie di carta bianca, bottigliette d’acqua e pane. Dieci minuti più tardi compaiono in rapida successione primi, secondi, dolce e caffè. Un inizio esemplare per un trekking interreligioso. Multiculturale e multietnico.
testo e foto di Raffaele Basile