Renzi:«Europa e Italia sono sulla stessa barca. Decidiamo noi cosa e dove tagliare»
Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
ROMA, 19 MARZO 2014 - Dopo aver incontrato nei giorni scorsi il premier tedesco Angela Merkel, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi si prepara ad un altro importante appuntamento: il Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 marzo.
Proprio su tali incontri, quest’oggi, presentandosi con una sfilza di “pizzini”, il premier ha riferito alla Camera, ribadendo la sua volontà di percorrere la strada da lui tracciata senza badare troppo ai diktat europei. «Presenteremo la spending rewiev alle Camere. Il commissario ci ha fatto un elenco, ma toccherà a noi decidere».
Ed in occasione della festa del papà, il premier fa un esempio ad hoc: «è come in famiglia, se non ci sono abbastanza soldi sono mamma e papà che decidono cosa tagliare e cosa no». Con tale convinzione il premier si presenterà al Consiglio europeo: «Domani all’ordine del giorno del consiglio europeo c’è la situazione economica, in attesa che i documenti dei vari governi siano vagliati ad aprile dalla commissione europea. Su questo punto è fondamentale che si esca da una visione per cui l’Europa ci controlla i compiti o ci fa le pulci».
Insomma, non si accettano ordini dall’alto, nemmeno dall’Europa, d’altronde, sottolinea Renzi, «l’Europa non è un’istituzione altra rispetto a noi. Prima saremo in grado di affermare che Italia ed Europa, a dispetto di una certa propaganda, non sono due contro parti ma sono sulla stessa barca, meglio è». In virtù di quanto detto per il presidente del Consiglio è necessaria, innanzitutto, una politica unitaria dell’Ue, perché: «O siamo in grado di tenere insieme due battaglie di risanamento e crescita – ha continuato a spiegare Renzi – o non c’è spazio per la politica, resta una visione tecnocratica».
Tuttavia, come fin qui mostrato, il punto di partenza resta pur sempre la situazione italiana che di certo naviga in cattive acque, soprattutto per i preoccupanti dati sulla disoccupazione: «I nostri numeri sulla disoccupazione giovanile gridano vendetta» ha affermato Renzi, individuando le cause nelle politiche passate «si è pensato di creare lavoro per decreto e si è fallito. Si è pensato di dare garanzie ai giovani moltiplicando norme e si è nuovamente fallito e ora la disoccupazione giovanile è a livelli atroci».
E nel tentativo di essere un buon “padre di famiglia”, il premier Renzi rilancia le soluzioni: «il Parlamento deve avere la consapevolezza che attraverso la delega sul lavoro può dare vita a una grande discussione sui principi generali e sugli approfondimenti, che tocchi alcuni temi innovativi, come il sistema degli ammortizzatori sociali, il salario minimo, l’occasione di un assegno universale di disoccupazione e il fatto di consentire agli imprenditori di poter assumere senza la difficoltà pratica di farlo».[MORE]
Ma quando si parla di nuovi investimenti bisogna sempre ricordare che sull’Italia pende la solita spada di Damocle: il limite del 3% che il Belpaese non deve superare nel rapporto deficit/pil in rapporto all’Eu. Anche su tale argomento il premier Renzi non si è tirato indietro parlando di: «un parametro oggettivamente anacronistico, ma per l’Italia non ci sarà nessuno sforamento. Quel che sfugge – ha continuato a spiegare – non è la discussione sul 3% o meno, quel che è necessario non è lo sforamento ma il rispetto del 3% con una modifica, vedremo se possibile, dal 2,6 al 3%».
(Immagine da ilmessaggero.it)
Giovanni Maria Elia