Renzi, giovedì le nomine dei sottosegretari. Spartizione da manuale Cencelli
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ROMA, 24 FEBBRAIO 2013 - Il sì del Senato è arrivato ieri sera in tarda serata. Un Renzi coraggioso ed a tratti spavaldo ha sfidato i 320 senatori e per ora dicono che abbia vinto. Ha ottenuto la fiducia, nonostante il guanto di sfida e la dichiarazione impavida di volere «essere l’ultimo Presidente a chiedere la fiducia in quell’aula».
Tra le mille carte che circondavano Renzi nella sua nuova postazione da Primo ministro c’è chi giura ci fossero già gli elenchi ed i suggerimenti per impostare il faticoso lavoro delle nomine dei sottogretari.
Un governo snello e giovane, di soli 16 ministri sarà però affiancato da un esercito di sottosegreterie e viceministeri, circa 50, da spartire tra tutti i partiti della maggioranza, secondo le norme volute dall’oramai celebre manuale Cencelli.
La nascita di questo vademecum che regola la ripartizione delle cariche ministeriali si deve al funzionario della Democrazia Cristiana, Massimiliano Cencelli. Una perfetta lottizzazione politica regolata dalle percentuali di peso del singolo partito all’interno della maggioranza e per importanza e prestigio delle nomine, che si rende necessaria a Matteo Renzi.
Il neo premier deve fare infatti i conti con diversi partiti di coalizione pronti ad occupare qualsiasi carica. A cominciare dal suo partito, il PD, diviso in molteplici anime e correnti. Nessuna di queste deve restare fuori dalla spartizione. Allora ci sarà posto per Ivan Scalfarotto alle Pari Opportunità e il franceschiniano Alessandro Bratti all'Ambiente.
Ruoli relativamente più importanti saranno riservati al veltroniano Enrico Morando, in pole per diventare viceministro all’Economia e Erasmo De Angelis che potrebbe diventare il vice del dicastero guidato da Maurizio Lupi.
I cuperliani lasciano intendere il loro distacco dall’affaire nomine: «Non ci è stato proposto nulla né noi chiediamo nulla – dichiarano i parlamentari vicini a Gianni Cuperlo - aspettiamo di vedere quel che succede». I giovani turchi potrebbero invece appropriarsi del viceministero dei beni culturali, con la nomina di Matteo Orfini.
Per Scelta Civica c’è invece aria di riconferme. Secondo le prime fonti di palazzo resterebbero sulle loro poltrone Carlo Calenda allo Sviluppo e Ilaria Borletti Buitoni ai Beni culturali. Il partito del senatore a vita Mario Monti, dato il peso relativamente forte all’interno della maggioranza, potrebbe richiedere altre due nomine, quella di Benedetto Dalla Vedova e del deputato Enrico Zanetti.
Rimasti fuori invece dai ranghi ministeriali, i parlamentari del gruppo Per L’Italia, capeggiati da Mario Mauro, richiedono ben quattro nomine. Ipotesi avanzata è che lo stesso Mauro, già Ministro della Difesa con Letta e bidonato da Renzi, potrebbe coprire il ruolo di viceministro alla Farnesina.
Il Nuovo Centro Destra, alleato chiave del governo, viaggia su possibilità di riconferme, come quella di Luigi Casero, viceministro dell'Economia, di Simona Vicari allo Sviluppo e di Mario Giro sottosegretario agli Affari Esteri.
Adesso spetta a Matteo Renzi mettere insieme tutti questi tasselli per provare a blindare in tal modo la maggioranza di governo ed evitare futuri strappi. Poiché tutto si gioca su una manciata di voti di fiducia queste nomine detengono un peso politico fondamentale per la sopravvivenza del governo. L’obiettivo 2018 sembra già un po’ più lontano e se la strategia adottata fosse quella del tirare a campare, Renzi dovrà costruire questo mosaico con pazienza orefice. [MORE]
Sergio Sulmicelli
foto da panorama.it