Referendum, scontro diretto fra Renzi e Zagrebelsky
Politica Calabria

Referendum, scontro diretto fra Renzi e Zagrebelsky

sabato 1 ottobre, 2016

ROMA 1 OTTOBRE- “Forse ha ripensato ai discorsi sui parrucconi, rosiconi, gufi, altrimenti non avrebbe perso tempo, come stasera, con uno di loro…”
È questo l’esordio del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky nel confronto diretto con il premier Matteo Renzi, ospiti da Enrico Mentana su La7 venerdì 30 settembre.[MORE]


Nel dibattito i due erano stati invitati dal conduttore televisivo ad esprimere le loro argomentazioni del Sì e del No sul Referendum costituzionale.
Nel dibattito sono emerse chiaramente le mentalità degli interlocutori, forti di differenze concettuali per quanto concerne la struttura democratica dell’Italia.


Renzi afferma: “La riforma non l’ho voluta solo io, l’ha voluta il Parlamento e sono 30 anni che tutta la classe politica dice che bisogna passare dal bicameralismo paritario a una sola Camera che dà la fiducia e che bisogna semplificare il sistema. Parliamo di un lasso di tempo di 34 anni in cui il mondo fuori è cambiato e tutti politici in Italia dicevano di fare le riforme” .
E subito Zagrebelsky ribatte: “Ma le pare che le due camere facciano la stessa cosa? Hanno gli stessi poteri, ma non le stesse funzioni”.
“Il nostro sistema di bicameralismo paritario dà vita a un costante ‘ping pong’ che determina ritardi clamorosi, è un sistema che assomiglia di più ad una doppia assemblea di condominio” spiega ulteriormente il premier, a cui trova subito il dissenso del giurista: ”Le difficoltà che lei sottolinea, il ping pong, deriva dal fatto che le forze politiche non sono d’accordo, non dal bicameralismo perfetto. La radice di queste difficoltà è politica, non istituzionale”


Renzi attacca Zagrebelsky per la sua firma sull’appello di Libertà e Giustizia, du cui è presidente onorario: "Questo appello a mio giudizio è offensivo verso l'Italia. La svolta anti democratica c'è, ed è dove si incarcerano giornalisti, insegnanti, magistrati, non in un Paese in cui si tagliano il Cnel e qualche centinaia di poltrone. Con la riforma si semplifica la vita delle persone e si riducono costi della politica".
E prontamente trova la replica esplicativa del professore: ”L'instabilità del nostro paese deriva dal fatto che è un sistema politico molto complesso. Con questa riforma ci sono due rischi: quello di una concentrazione dei poteri al vertice e quello di passare dalla democrazia all'oligarchia".

Ancora, Zagrebelsky fa notare come due stessi impianti costituzionali possano portare, in contesti diversi, a risvolti diversi: “La Costituzione di Bokassa è molto simile a quella degli Usa. Ma la resa è completamente diversa" . "Il significato di queste riforme è conservativo, servono a blindare un sistema sempre più oligarchico. I fautori del No pensano che le vere riforme si fanno sul corpo, ovvero sulla classe politica, perché riformi se stessa" conclude.


Per quanto riguarda le nuove norme per eleggere il Presidente della Repubblica, si esprime ancora Zagrebelsky:” Oggi è richiesta maggioranza assoluta dei due terzi, calcolata sul numero dei componenti delle Camere. Quando si abolisce il requisito dei componenti vuol dire che un numero anche minimo di presenti con una parte del Parlamento eventualmente assente può eleggersi il suo Capo dello Stato. E questo in un parlamento nel quale ci sono deputati che passano da uno schieramento all'altro per valutazioni non sempre limpidissime".
A questo controbatte Renzi: ” "Sono radicalmente in dissenso da lei. Con l'Italicum la maggioranza avrebbe il 55% dei seggi: con il sistema di voto previsto oggi, dal quarto scrutinio la maggioranza semplice può eleggersi il presidente della Repubblica. Il Parlamento invece ha previsto di alzare il quorum fino al settimo scrutinio quando i 3/5 dei votanti previsti sono una norma di chiusura. Ma nessuno può pensare che c'è una minoranza così assurda da andar via per far eleggere il presidente".


Zagrebelsky avverte riguardo l’Italicum: “Raggiunge un risultato di premierato assoluto, più forte del presidenzialismo”, notando inoltre che il disegno di legge della Boschi è nettamente più forte rispetto alla riforma costituzionale che aveva voluto Berlusconi.
Se ne risente il premier:” Ma che sta dicendo? Lei sta dicendo una cosa che non è vera. La sua parte culturale si è sempre preoccupata di andare contro Berlusconi. Noi abbiamo smosso la palude, perché non volete parlare di futuro?".


Parlando di Italicum, Zagrebelsky si trova ad esprimersi anche sul Porcellum:” Il Porcellum è ancora la legge che abbiamo operante, perché il Parlamento è frutto di quella elezione. Il Porcellum vive e lotta insieme a noi. E ora è stato sostituito dall’Italicum che ha caratteristiche simili. È fatto apposta per arrivare a un risultato in cui la sera del voto si sa chi ha vinto e costui per cinque anni governerà. A me questa non sembra una democrazia ma una riproposizione della vecchia e gloriosa affermazione di Rousseau che diceva: ‘Gli inglesi credono di essere liberi ma lo sono una volta solo quando mettono la scheda nell’urna e per il resto sono servi di chi governerà'”.


Renzi si contrappone dicendo che: "Il cittadino ha il dovere di decidere chi vince alle elezioni e l'Italicum è già una legge proporzionale. Il Senato conta meno, perché non si può continuare con un sistema che scambia l'arzigogolo con la democrazia", ma lo stesso premier riconosce che l’Italicum ha delle pecche: "Il meccanismo dei capolista non piace nemmeno a me ed è una delle cose che vorrei cambiare".


Il problema fondamentale, secondo Zagrebelsky “ È la complessità politica, non è legato alle regole scritte nella Costituzione. Quello del presidente mi sembra il ragionamento del debole che vuole delle regole per diventare forte. Ma le regole non rendono forte nessuno se di suo è debole".

A fine serata, il primo ministro scrive sul suo profilo twitter: “Ringrazio il prof. Zagrebelsky per il confronto di stasera. Il quesito è chiaro, i cittadini decideranno #bastaunsi”

(foto da www.huffingtonpost.it)

Eleonora Ranelli


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