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ROMA, 6 GENNAIO 2014 - Sono passati appena pochi giorni dall’inizio del 2014 che nelle carceri italiane si deve registrare l’ennesimo suicidio. Ieri sera, intorno alle 23, un detenuto italiano di 53 anni, si è tolto la vita impiccandosi nel carcere di Rebibbia.
In questo nuovo anno, è il primo caso di suicidio nella regione Lazio, il secondo nell’intero territorio nazionale dopo quello accaduto lo scorso 3 gennaio nel carcere di Ivrea (Torino).
Francesco D.F., queste le iniziali del detenuto suicida, si sarebbe stretto al collo una camicia, per poi legarla alla porta del bagno della cella. L’uomo, era detenuto all’interno della struttura penitenziaria romana dallo scorso luglio ed era in attesa di giudizio per l’accusa di matricidio. Quando fu arrestato, era stato recluso inizialmente a Regina Coeli, per poi essere trasferito all’osservazione psichiatrica di Rebibbia Nuovo Complesso. In questi giorni, sarebbe stato condotto nel reparto per minorati psichici di Rebibbia Penale.
«Il primo decesso del 2014 nelle carceri del Lazio – ha detto il Garante dei Detenuti del Lazio, Angiolo Marroni – riporta drammaticamente in primo piano il problema dei reclusi con gravi problemi psicologici. Il carcere è un luogo duro, in grado di piegare anche i caratteri più forti, figurarsi l’impatto che può avere con quanti hanno già delle sofferenze psichiche. Il problema è – afferma Marroni – che spesso, il sovraffollamento non consente di capire se queste persone abbiano una sofferenza tanto grave da indurle a privarsi della vita. Per questo occorre passare immediatamente dalle parole ai fatti, per tornare ad un sistema detentivo che, nel pieno spirito del dettato costituzionale, rimetta al centro la persona e la tutela dei suoi diritti».
Nel reparto di Rebibbia Nuovo Complesso, appena lo scorso novembre, vi era stato un tentativo di suicidio da parte di un detenuto sventato dal compagno di cella disabile. In quell’occasione lo stesso Garante Angiolo Marroni, denunciò le gravi e precarie condizioni in cui versava il reparto del carcere. Reclami evidentemente caduti tragicamente nel vuoto.
Sull’accaduto è intervenuto anche il vicesindaco di Roma, Luigi Nieri: «I suicidi nelle carceri italiane hanno una frequenza circa 19 volte maggiore rispetto a quelli delle persone libere – ha spiegato il vicesindaco - I detenuti che si tolgono la vita, spesso, lo fanno negli istituti dove le condizioni di vita sono particolarmente difficili a causa del sovraffollamento, ma anche delle poche attività trattamentali e della scarsa presenza del volontariato. Anche per questo – ha continuato Nieri – le attività trattamentali vanno finanziate, il volontariato sostenuto e il sovraffollamento sistemico sconfitto, attraverso la revisione di norme liberticide che riempiono le carceri e non risolvono i problemi».[MORE]
Propositi validi, che purtroppo, fino ad oggi, nonostante le conoscenze, le indignazioni dinanzi la drammatica situazione carceraria italiana non sono mai stati attuati.
(Immagine da lightstalkers.org)
Giovanni Maria Elia