Quinta Domenica di Pasqua. Vangelo della vite e dei tralci
Parola e Fede Calabria

Quinta Domenica di Pasqua. Vangelo della vite e dei tralci

sabato 2 maggio, 2015

 Vangelo della Domenica
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.[MORE]

Breve pensiero spirituale
E’ bella e significativa questa immagine della vite e dei tralci che ci presenta il vangelo di oggi. Dei tralci staccati dalla Vite seccano, non possono esistere, non servono a nulla. Noi siamo i tralci e la vite è Gesù. Se vogliamo vivere, se vogliamo produrre frutti, se vogliamo continuare il nostro cammino di fede e di crescita dobbiamo restare attaccati alla vite, a Gesù.
Ma quale frutto deve produrre ogni tralcio di questa unica, sola, vera vite? Il frutto è uno solo: trasformare la Parola di Gesù in gustosi grappoli di buona uva: grappoli di misericordia, pietà, compassione, verità, giustizia, unità, comunione, condivisione, solidarietà, pace, gioia, amore purissimo.
Da questo atteggiamento, una garanzia per noi: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto”. Ora, voglio dirvi due parole, la prima sul frutto e una seconda parola sulla preghiera.


Ognuno di noi è chiamato a far fruttificare il dono e l’opera di Dio in sé. Non possiamo non far fruttificare i nostri doni, il nostro servizio. E’ un’opera d’amore che ci viene chiesta, amore alla verità, amore Cristo, amore alla Chiesa, amore ai fratelli.
Qual è, poi, il fine della preghiera? chiedere a Dio che viva nell’uomo con la sua carità, la sua giustizia, la sua verità, tutta la sua misericordia, tutto il suo amore, tutta la sua Parola, tutta la sua onnipotenza di grazia che trasforma anima, cuore, mente, spirito, corpo.
Pregare non è chiedere a Dio qualche grazia. Non si supplica il Signore perché ci conceda qualcosa. Lo si invoca perché svuoti il nostro cuore, liberandolo da tutto ciò che è difforme, non conforme alla sua volontà, in modo che diventi la sua stabile dimora. Pregare è chiedere al Dio di ogni grazia, all’Autore di ogni bene, che sia Lui la grazia e il bene della nostra vita. Quando Dio viene, viene con Cristo Gesù, con la sua Parola. Chi accoglie e vive la Parola di Gesù, accoglie Gesù, accoglie il Padre. Chi non accoglie la Parola di Dio, mai accoglierà Gesù, mai vivrà con il Padre nel suo cuore. Gli manca il veicolo che porta Gesù e il Padre: la Parola.


Quando la Parola è in noi, Gesù è in noi, tutto possiamo chiedere a Gesù, il quale a sua volta tutto chiederà al Padre. Prima che richiesta di grazie, la preghiera è richiesta della grazia che la Parola dimori tutta nel nostro cuore. Con la Parola nel cuore possiamo chiedere ogni altra grazia.
È la Parola la linfa che dalla vite vera che è Gesù giunge nei tralci e li fa fruttificare. Se il tralcio si distacca dalla vite, esso secca ed è buono solo per il fuoco. Se rimane attaccato alla vite, ma non succhia da Cristo la linfa della sua Parola, rimane ugualmente senza frutto. Il Padre viene e lo taglia perché la vite non sia gravata di un peso inutile. Mentre se il tralcio porta frutto perché si nutre della Parola di Gesù, il Padre lo pota perché porti più frutto. Spesso ce lo dimentichiamo. Noi non dobbiamo produrre frutti che vengano dalla nostra volontà o dai desideri del nostro cuore. A noi è chiesta una cosa sola: far fruttificare al sommo la Parola.
Se noi non siamo nella Parola di Gesù, e torniamo alla questione del frutto, non siamo suoi veri tralci, non siamo neanche tralci del Padre. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci tralci vivi della vera vite.


Don Francesco Cristofaro
www.donfrancescocristofaro.it


Autore
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