Caterina Villirillo, Querela per calunnia e diffamazione, "mamma di Giuseppe Parretta ucciso"
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Querela per calunnia e diffamazione alla mia persona nei confronti dell’assassino di mio figlio Giuseppe Parretta
Questa mattina, a una settimana dalla sentenza di primo grado che ha condannato l'assassino di mio figlio all'ergastolo, ho deciso di presentare querela per calunnia e diffamazione alla mia persona.
Io sottoscritta Caterina Villirillo, mamma di Giuseppe Parretta ucciso a colpi di pistola il 13 gennaio 2018 nella sede dell'associazione 'LibereDonne' fondata da me per salvare le donne da violenza, tratta e prostituzione.
Condanno la condotta processuale del Gerace in questi due anni, in quanto come dichiarato dall'avvocato Jessica Tassone, presidente dell'associazione DoMino, che si occupa di contrasto alla violenza di genere- e' sempre stata rivolta al discredito di Caterina Villirillo.
Piu' volte in manoscritti o dichiarazioni spontanee mi ha accusato di prostituirmi e far prostituire mia figlia allora minorenne.
Io non solo sono stata distrutta e privata del mio bene piu' grande mio figlio, ma anche denigrata e offesa in aula di tribunale.
Con questa querela ho deciso non solo di denunciare l’offesa subita alla mia immagine e al mio onore di donna e madre, ma anche di dare un segnale forte alle donne della Calabria e per questo che chiedo il sostegno anche ad associazioni come DoMino per continuare la nostra lotta per la legalita in una terra difficile,dominata dalla mafia e dalla criminalità organizzata.
"L'uccisione di mio figlio e' stato un affronto a tutti i centri e associazioni che si battono contro la violenza sulle donne.
Mi hanno persino accusata di non essermi lanciata a difendere mio figlio.
Cosa ne sanno loro di cosa significa sentire far fuoco e vedere un figlio ferito e averne altri due nella stanza.
Faccio appello a tutte le associazioni per essere sostenuta in questa battaglia e per non essere lasciata sola con le umiliazioni che ho dovuto subire oltre alla perdita inconsolabile di mio figlio Giuseppe".