Quando si accetta la fragilità tutto diviene forza - Sulla Via di Damasco Rai Due
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ROMA – Quando la tv ci educa al bello e ci dona messaggi positivi che aiutano, incoraggiano e promuovono la vita, va seguita e sponsorizzata.
Da diverso tempo seguo Sulla Via di Damasco, una delle trasmissioni più longeve della tv targata Rai Due. Tante puntate mi hanno coinvolto in prima persona da spettatore fino a indurmi a chiedermi, ad interrogarmi, a mettermi in discussione. La puntata di questa settimana mi fa tornare indietro nel passato, nel mio passato. In tantissime storie si arriva ad un certo punto ad un bivio che ti porta a chiederti: “e ora che faccio?” Questa domanda me la sono posta più volte. In tante occasioni avrei voluto mollare. La paresi alle gambe era qualcosa più grande di me, difficile da accettare e da condividere. Da quando dinanzi a quel bivio ho scelto di proseguire e di non fermarmi, quella che era la mia debolezza è diventata un punto di forza. [MORE]
E si, davanti ad una caduta o un dolore, c’è chi molla, chi non resiste, chi perde la voglia di vivere. A Sulla Via di Damasco (programma di Mons. Giovanni D’Ercole e Vito Sidoti), sabato 23 Giugno, alle ore 8.45, su Rai Due, il racconto di chi, invece, si è lasciato pervadere dalla fragilità, riconoscendo nel limite la condizione per desiderare l’infinito. Come Wolfgan Fasser, svizzero, che vive la cecità come l’attesa di un’aurora. Per lui guardare significa ascoltare, accogliere, mettersi al servizio degli altri e del mondo. L’altra storia è quella di Anna Rastello, protagonista di un brutto incidente che costringerà la figlia Marcella sulla sedia a rotelle. Racconterà il suo viaggio interiore per non lasciarsi abbattere dai sensi di colpa, affrontando la disabilità con speranza e positività.
Segue la testimonianza di Claudio Leonetti, che ha perso mamma, papà e la sua unica sorella sotto le macerie del terremoto di Amatrice. Da quegli attimi di dolore, la rivelazione che tutto è vanità e che solo l’amore conta. In chiusura, la testimonianza esclusiva del cantautore, Simone Cristicchi, che scopre la creatività con il dolore per la morte del padre. Di fronte al cinismo, il suo appello a recuperare la virtù della fragilità come maestra di vita e di bellezza.
Chi sa quante storie comuni alle vicende raccontate da Mons. D’Ercole? Allora, buon ascolto, buona visione e, soprattutto, auguro a me e a voi un sempre rinnovato e grande coraggio, con lo sguardo rivolto verso il Cielo e non fermiamoci al bivio ma andiamo avanti.