"Prisoners" di Denis Villeneuve, il Padre Nostro ha il fucile
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PRISONERS DI DENIS VILLENEUVE, LA RECENSIONE. Una storia di giustizie private ed insidiosa contro-etica da provincia, che non rende giustizia alle proprie seriose ambizioni, nonostante la bella calligrafia, nè entra davvero nel privato dei propri personaggi, a dispetto dei silenziosi ruggiti dei bravi protagonisti Gyllenhaal - Jackman. In genere si prega quando si ha un fucile puntato sul grugno, ma Keller (Hugh Jackman), da buon padre iniziatore di riti, sciorina il Padre Nostro mentre insegna al figlio Ralph (Dylan Minnett) a puntare il fucile su di un cervo. E ancora, freddato ritualmente l'animale, nel furgoncino, sulla via del ritorno, gli fa ripassare il codice d'onore. Così s'avvia, Prisoners di Denis Villeneuve, col motore ingolfato da un simbolismo forse pesante, e con lo stesso carattere di Keller: moraleggiante, dal soundtrack para-ecclesiastico a volte persino invadente; paranoico, facendo annusare cert'aria stantia delle prigionie esistenziali; un po' incazzato, ma d'una incazzatura sotto gelo, come se nella provincia americana, molto Cormac-McCarthyana, la rabbia fosse intrappolata nel clima bruno, negli scantinati, nelle case dismesse, negli empori che ti vendono l'alcol per affogare il freddo e qualche altra cosa non detta. Salvo ogni tanto trovare sfogo con qualche raptus, come quello d'un padre che prende a martellate un lavandino, in guerra col presunto colpevole del rapimento della figlia, in guerra col detective che dovrebbe aiutarlo; o come quello del detective (Jake Gyllenhaal), che a momenti sfascia la scrivania a colpi di tastiera del pc, impotente, paralizzato dalle vittime che fanno i cattivi o dai colleghi buoni che fanno i burocrati, mentre gli eventi si succedono. Tutto era iniziato con la sparizione di due bambine di sei e sette anni, Anna ed Eliza, volatilizzatesi nel giorno del Ringraziamento. La moglie di Keller (Maria Bello) passa dal tacchino agli psicofarmaci, il marito indaga in parallelo. Giustizia privata col martello in mano, mentre il detective ricostruisce a fatica le tessere di un labirintico puzzle degli orrori.[MORE]
SCATTI FOTOGRAFICI SENZA SCATTI - Un vorrei-esser-Zodiac a tratti sinistramente vicino al recente e insipido Il cacciatore di donne, Prisoners spara certo più cartucce rispetto ai banali thriller di genere, elevandosi sia per qualità della recitazione - Jake Gyllenhaal con la disperata etica d'ordinanza, Hugh Jackman penetrante della reprimenda brutalità - che per costruzione dello spazio scenico: una tranquilla, lacerata provincia rurale, con istinti ferini, come annidati nei dintorni boschivi e pronti ad esplodere non appena il caos serpeggiante s'insinua nelle vite dei protagonisti. Ecco, allora, che crolla la fiducia nella Legge - rimpiazzata dalla Fede nella carabina; il parroco è un ubriacone, i fanatismi sono pericolosi; la famiglia s'incrina, tra farmaci, alcolici e bugie. La ricetta del disordine è poi prescritta con elegante calligrafia, grazie soprattutto alla fotografia di Roger Deakins (Skyfall, e già all'opera con i fratelli Coen), disseccata in qualche camera oscura per fare da cornice alla tensione che accompagna costantemente la messa in scena. E sono fotogenici i due protagonisti: contrasta con attenzione la pettinatura all'indietro di Gyllenhaal, salvo il ciuffo che si scompiglia in qualche sfogo, con la barba disfatta d'uno Jackman mannaro.
LA PROMESSA DELL'ASSASSINO - Due ore e mezza di durata, però, funzionano solo se la tenuta è rigorosa e le scelte sui colpi d'assestare sono azzeccate al millimetro. Così non è, purtroppo, per Prisoners, che s'inceppa a due terzi su svolte ora prevedibili, ora affrettate, restando un prodotto sublimato in un'ambizione alla Fincher, resistente alla suspense nonostante l'insidia di una soffocante monotonia - maestra la scena della caccia all'uomo durante la fiaccolata - e saldamente incardinato sul duo dei protagonisti, ma già più debole sui disturba(n)ti personaggi di contorno, pure interessanti, e presi solo di striscio: Melissa Leo, pericolosa matrona tutta teiere e segreti, di quelle vecchiaie malsane che s'incartapecorisono in brutti e gelidi posti, alla Winter's Bone; o Paul Dano, capro espiatorio dalla patologica gracilità del presunto killer seriale. Vacilla quindi sulla lunga distanza, Prisoners, prigioniero della propria seriosità, che caracolla sul rinculo, dopo aver preso bene la mira, facendo esplodere la storia, più che mettere la sicura al dramma così meticolosamente promesso.
USCITA CINEMA: 07/11/2013
GENERE: Drammatico, Thriller
REGIA: Denis Villeneuve
SCENEGGIATURA: Aaron Guzikowski
ATTORI: Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Paul Dano, Maria Bello, Viola Davis, Terrence Howard, Erin Gerasimovich, Melissa Leo, Jane McNeill
FOTOGRAFIA: Roger Deakins
MONTAGGIO: Joel Cox, Gary Roach
PRODUZIONE: 8:38 Productions, Alcon Entertainment, Madhouse Entertainment
DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Pictures Italia
PAESE: USA 2013
DURATA: 153 Min
FORMATO: Colore
Antonio Maiorino
Critico cinematografico e d'arte - on Twitter
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