Prestare attenzione gli uni agli altri: la carità della correzione fraterna
Parola e Fede Calabria

Prestare attenzione gli uni agli altri: la carità della correzione fraterna

mercoledì 11 aprile, 2012

CATANZARO 11 APRILE 2012  - Oggi il sacerdote Nicola de Luca risponde alle domande di Osvaldo e Gianni, sorte dalla lettura dell'articolo "Mistero di Salvezza".

D. Più volte mi sono trovato a parlare di Dio ad amici o parenti e qualcuno mi risponde "non credo a nessuna entità divina -Dio - e a nessuna malefica -diavolo-". Cosa dire e come comportarsi? Non si possono lasciare lì nel nulla. Leggo in vari vostri articoli sempre risposte comprensibili. Vi chiedo di dare anche a me una risposta. Grazie, Osvaldo[MORE]


R. Caro Osvaldo,
noi siamo i propositori della Verità di cui è depositaria la Chiesa non i suoi impositori. Certo è opportuno dialogare con grande carità, franchezza e coraggio per rendere ragione della speranza che è in noi. Ma poi finisce il tempo del dialogo e del confronto ed incomincia il tempo della preghiera e della testimonianza. Mi spiego. Io potrei parlare per intere settimane con un mio fratello ateo, disquisire con lui con tutte le argomentazioni teologiche possibili ed immaginabili, potrei altresì invitarlo a migliaia di convegni e d incontri dove si argomenta sull'esistenza di Dio ma il risultato sovente qual'è? Lui resterà nella fermo nella sua posizione ed io nella mia. Ma quando incomincerò ad affidare quest'anima alla compassione di Cristo e della Madre sua in una costante, vera e sofferta preghiera e quando egli intravederà in me, in te e in ogni fratello cristiano l'incarnazione del vangelo incomincerà a porsi seriamente delle domande sulla sua posizione ed il cuore si aprirà gradualmente al mistero. Fatto tutto ciò, se il cuore resta indurito e di pietra, lasciare sempre libera la persona. Gesù quando annunziava o chiamava diceva: se vuoi. Mai egli ha imposto la volontà del Padre suo neanche di fronte ai suoi nemici distruttori della vera religione e della retta fede.

Anche tu accostati sempre con grande discrezione, somma carità ed infinita prudenza ad ogni fratello che ha dimenticato o non conosce Cristo. Prega per lui, offri la tua buona testimonianza e ma poi di': "se vuoi..."

D. Leggo 'Ammonire i peccatori'. La mia domanda ė: nell'ammonire chi pecca non rischiamo di cadere nel giudizio? come evitare questo? Gianni

R. Fratello caro,
ammonire i peccatori è un'opera di misericordia spirituale. Cioè esso rientra in tutti quegli atti di amore e di compassione che un vero cristiano dovrebbe fare. Noi non siamo chiamati a giudicare nessuno perché solo Cristo sa cosa c'è nel cuore di ogni uomo e nelle profondità della sua coscienza. E' il peccato da condannare sempre con spietatezza ma il peccatore è sempre da salvare e avvolgere nel più grande amore. Proprio perché è da salvare ci si accosta a lui con somma carità e divina prudenza affinché il fratello comprenda la colpa e si ravveda. Se l'esortazione non avviene secondo tali modalità possiamo cadere nel giudizio e nell'accusa e questo non rientra nella nostra missione cristiana.
Ma andiamo alla sorgente di questa modalità d'amore. Cerchiamo di capire come Gesù voleva e vuole che si compia tale opera.

Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Mt 18, 15-20


Le parole di Cristo sono inequivocabili e inalterabili da qualsiasi mente umana. La saggezza divina del Salvatore vuole che si agisca progressivamente al fine di non perdere nessuno dei fratelli anche i più piccoli. Ragion per cui il primo passo deve essere fatto nell'assoluta segretezza e riservatezza. Tale dialogo non deve essere conosciuto da alcuno. Anche i due passi successivi indicati da Gesù mirano sempre alla salvezza altrui mai al giudizio o alla condanna. Ma come ci mostra il Signore il nostro amore deve essere sempre pieno, univoco, perenne.
Anche tu dunque ama.
 

Don Nicola


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