Presidenzialismo: che cos’è? la proposta del centrodestra.
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Il presidenzialismo, è una forma di governo in cui il potere esecutivo si concentra nelle mani del presidente che risulta essere sia capo di Stato che di governo. Eletto direttamente dal popolo senza necessità di fiducia parlamentare in quanto legittimato dalla popolazione. Nella Repubblica parlamentare, a differenza di quella presidenziale, il presidente della Repubblica, non eletto dal popolo, è una figura di garanzia.
Il presidente è la massima autorità nella Repubblica presidenziale dotato di grandi poteri: può porre il veto alle camere, svolgere compiti legislativi, dirige la politica estera e nomina gli alti funzionari, e avrebbe ancora il comando delle Forze Armate. Manterrebbe il potere di sciogliere le Camere, ma non presiederebbe più il Consiglio superiore della Magistratura, compito assegnato al primo presidente della Corte di Cassazione. La sua rimozione può essere ottenuta solo con un impeachment attraverso il quale il presidente viene rimosso in caso di reato: alla messa in stato d’accusa deve seguire un processo.
La proposta di legge a firma di Giorgia Meloni è orientata verso un semi- presidenzialismo alla francese, essendovi la figura del primo ministro e la funzione, caratteristica delle camere di votare la fiducia al governo. Il nuovo Capo dello Stato come voluto da FdI dovrebbe essere eletto “per cinque anni” a suffragio universale diretto. Il limite anagrafico cala a “quarant’anni d’età”. La sua elezione sarebbe indetta dal Presidente del Senato. Le candidature possono essere presentate «da un gruppo parlamentare presente in almeno una delle Camere o da 200mila elettori, ovvero da deputati e senatori, membri del Parlamento europeo, consiglieri regionali, presidenti delle Giunte regionali o sindaci». Sarebbe eletto il candidato che ha ottenuto il 50% più uno dei voti. La peculiarità di questo sistema comporta che,a seconda del potere in concreto predominante,si assisterà ad una diversa forma di governo semipresidenziale: a Presidenza forte o a prevalenza del Governo.
Con tale riforma verrà introdotta la sfiducia costruttiva mediante la quale una delle due Camere può determinare la caduta di un esecutivo,ma solo previa indicazione del nome del futuro primo ministro. Tra i vantaggi della Repubblica di tipo presidenziale esaminati dai costituzionalisti abbiamo la “ massima legittimità”del presidente in quanto eletto direttamente dal popolo, il rafforzamento della separazione dei poteri, l’indipendenza del Parlamento: il presidente e le Camere sono scelti in elezioni diverse e nessuno dei due può interferire con l’altro; il Parlamento, non dipende dal partito di maggioranza nella Camera legislativa. Gli svantaggi esaminati dagli stessi sono: l’instabilità politica con rischio di colpi di Stato,la mancanza di pluralismo : negli Stati presidenziali si tende al bipartitismo.
Con la scomparsa delle minoranza e della differenziazione delle idee politiche. Michele Anis si è espresso in materia affermando che: “il fulcro della discussione che eventualmente si farà sul presidenzialismo dovrà essere l’importanza dei contropoteri,perché la democrazia, diceva Montesquieu è potere che arresta il potere”. Anis sostiene che ogni sistema Presidenziale risulta essere diverso a seconda del luogo dove si sviluppa ma l’elemento comune è la presenza di contropoteri e il ruolo del Presidente. Secondo il Costituzionalista sono importanti i contropoteri poiché quando si procede a gonfiare un potere di un organo costituzionale necessariamente vanno gonfiati quelli degli organi limitrofi a fungere da ancora e limite . Si deve creare una sorta di equilibrio o bilanciamento di poteri costituzionali. E la riforma non potrà essere riferita solo esclusivamente all’ elezione diretta del presidente ma vi dovrà essere anche un diverso ordinamento istituzionale. Da ciò potremmo desumere che la proposta risulta essere monca di elementi essenziali. Anis sostiene che tale riforma dovrebbe essere obbligatoriamente sottoposta a referendum per valutare l’effettivo consenso dei cittadini stante l’importanza della modifica della Carta Costituzionale. Tale riforma nella denegata ipotesi in cui debba essere fatta dovrebbe rispettare la carica e la dignità istituzionale di Mattarella e pertanto bisognerà attendere la fine del suo mandato. Secondo una mia personale teoria ogni sistema governativo è tipico al luogo e ai bisogni del popolo che lo ha generato.
Se prendiamo ad esempio il sistema francese è il risultato di una lotta alla tirannide e al potere assoluto in modo drastico e violento e la separazione netta del sistema semi presidenziale è la conseguenza della lotta alla monarchia e all’assolutismo. Nel nostro Stato abbiamo assistito a una evoluzione naturale in ambito politico partendo dalla monarchia passando alla monarchia costituzionale, alla dittatura e infine alla democrazia con una Carta Costituzionale perfettamente bilanciata dai padri costituenti che non necessita di aggiustamenti in merito al perfetto equilibrio dei poteri Istituzionali, dei diritti dei cittadini, dei rapporti economici etici e sociali. Tale riforma dovrà essere esaminata e vagliata sotto ogni punto dai giuristi e dai costituzionalisti per vedere se risulta essere necessaria o potrebbe soltanto comportare lo stravolgimento dei valori di quelle forze politiche che nel nostro passato si sono confrontate e hanno trovato punti comuni di trattativa tra motivi ispiratori differenti( Marxismo-Spiritualismo-Liberalismo) finendo a scrivere la più bella Carta Costituzionale. Il rischio di perdita d’identità storico-politica è altissimo non dobbiamo imitare gli Stati con cui abbiamo e manteniamo rapporti di alleanza e trattativa economica, istituzionale.
Marco Rispoli