Pistoletto e Fabio Mauri alla GAMeC: arte allo specchio o "per legittima difesa"
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Pistoletto e Fabio Mauri alla GAMeC: arte allo specchio o "per legittima difesa"

venerdì 21 ottobre, 2016

BERGAMO, 21 OTTOBRE 2016 – Un poker di mostre ha inaugurato la stagione autunnale della GAMeC, Galleria d’Arte moderna e Contemporanea di Bergamo: il Direttore Giacinto Di Pietrantonio ha curato le personali dedicate a due grandi maestri contemporanei, Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933) e Fabio Mauri (Roma, 1926-200) – fino al 15 gennaio 2017.[MORE]

Ricorda un gioco di parole il titolo "Michelangelo Pistoletto: Immagini in più, Oggetti in meno, un paradiso ancora", che anticipa la riflessione suggerita dalle circa cinquanta opere realizzate dall’artista biellese, annoverato fra i principali esponenti dell’Arte Povera. Lungo il percorso espositivo gli emblematici Quadri Specchianti (1962-2015) dialogano con la serie  Oggetti in meno (1965-1968), oggetti di uso quotidiano reinterpretati, “liberati” dall’omogeneità della società di massa. Quadro da pranzo e Lampada a mercurio (1965), Mappamondo (1966-68), sono alcuni fra gli esempi proposti da Pistoletto. Di fronte a Tigre (in gabbia) Pericolo di morte, Alice (di Lewis Carroll) avrebbe attraversato lo specchio? I Quadri Specchianti rappresentano «una porta sul mondo che ingloba la realtà mobile», chiarisce il curatore nel testo critico all’interno del bel progetto editoriale correlato alla mostra (catalogo edito da GAMeC Books). Lastre di acciaio inox lucidate a specchio su cui sono state applicate serigrafie rappresentanti persone, animali o cose, questi lavori hanno contribuito a mutare la percezione della pittura, favorendone l’interazione, laddove lo spettatore – non più semplice osservatore – con la sua immagine riflessa aggiunge nuove immagini all’opera d’arte che diviene così “partecipata”. I Quadri Specchianti, annota ancora Giacinto Di Pietrantonio, «s’inseriscono nell’ambito della riflessione sull’origine e sulla necessità dell’immagine; vale a dire sul quando, sul come e sul perché nascono e sul quando, sul come e sul perché necessitiamo delle immagini e, soprattutto, delle immagini riflesse e, dunque, dell’Io come noi stessi e dell’Io come l’Altro, se consideriamo che lo specchio è una delle prime esperienze figurative di riconoscimento». 

Cambio di scena e di tematica con l’opera Terzo Paradiso, a cui Pistoletto lavora dal 2003 e a cui si legano un’installazione site specific e la call  #UnParadisoAncora, promossa dai Servizi Educativi del museo e rivolta a gruppi, associazioni, studenti delle scuole di ogni ordine e grado. In particolare, il «progetto del Terzo Paradiso – ha precisato l’artista – consiste nel condurre l’artificio, cioè la scienza, la tecnologia, l’arte, la cultura e la politica a restituire vita alla Terra, congiuntamente all’impegno di rifondare i comuni principi e comportamenti etici, in quanto da questi dipende l’effettiva riuscita di tale obiettivo».

L’altra retrospettiva, "Fabio Mauri - Arte per legittima difesa", presenta invece uno straordinario excursus della ricerca artistica di uno dei maestri della Nuova Avanguardia Italiana. Tra installazioni, oggetti, opere fotografiche e su carta, i temi fondanti della poetica di Mauri, al centro del dibattito culturale non solo del suo tempo, come l’uso del linguaggio e dell’immagine fino ai diritti, sono raccontati attraverso oltre settanta lavori, che abbracciano cinquant’anni della sua incessante attività. In mostra figurano pezzi storici tra cui l’installazione Linguaggio è guerra (1974), Cina ASIA Nuova (1996), o la serie Le grandi carte (1994), con stendardi fotografici rappresentanti alcune delle sue opere più famose, come Ebrea (performance del 1974),  Muro Occidentale o del Pianto (1993). Diviso tra ricerca e impegno civile, per Mauri «l’artista è un intellettuale in senso benjaminiano – osserva il curatore –, in quanto non è colui che si presenta romanticamente solo e smarrito di fronte alla potenza del mondo, ma colui il quale ha delle responsabilità nei confronti del mondo stesso e partecipa al mondo. La sua è un’arte che deve porre domande e cercare risposte, essere partigiana». In tal senso, lo stesso Mauri ha asserito: «Ebbi occasione di affermare in un dibattito in quegli anni che commettevo (tentavo di fare) arte per “legittima difesa”. Comportamento poetico come guardia stretta, nel senso di parteggiare, o contrattaccare» (F. Mauri, Cosa è, se è, l’ideologia nell’arte, 1984).

L’offerta culturale della GAMeC prosegue ancora e fino al prossimo 13 novembre con la personale di Carlo Benvenuto “Scala 1:1” (curata anch’essa da Giacinto Di Pietrantonio), in visione nello Spazio Zero, mentre, parallelamente, in sala proiezione è protagonista il dialogo tra arte e scienza attraverso l’opera audiovisiva sperimentale G24/0vßß di Jol Thomson, progetto vincitore della IV Edizione di MERU Art*Science Award. 

Domenico Carelli 

(Immagini: courtesy Ufficio Stampa GAMeC)


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