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Perù, sciopero a oltranza per l'ecosistema

LIMA (PERÙ), 7 DICEMBRE 2011 – Si chiama “progetto Conga” il motivo per il quale gli abitanti della parte nord del Perù sono scesi in piazza, ormai da giorni, in segno di protesta. Qualora andasse in porto, il progetto – la creazione di una miniera d'oro a cielo aperto – provocherebbe la distruzione dell'ecosistema di tutta la regione e gravissime conseguenze sociali ed economiche per le famiglie coinvolte. [MORE]

Il progetto – considerato l'investimento minerario più importante della storia del Paese - dovrebbe costare 4,8 miliardi di dollari alla Newmont Mining Corporation di Denver, in Colorado, che ha stabilito nel 2015 la fine dei lavori e l'inizio della produzione aurifera. Troppi soldi in ballo perché Ollanta Humala, dal luglio scorso presidente del Perù, potesse schierarsi dalla parte della popolazione, che infatti si è vista schierare contro l'esercito. La risposta della popolazione è stata chiara: mobilitazione pacifica permanente e sciopero indefinito nella zona di Cajamarca, una delle quattro zone colpite dal progetto insieme alle province di Celendin, Hualgayoc e Contumaza, i cui corsi d'acqua saranno invece convogliati in un grande bacino costruito appositamente dalla compagnia statunitense, che ha dato mandato alla peruviana Yanacocha di lavorare sul territorio

Si scrive Humala, si legge Fujimori? Questo – come ricorda il sito PeaceReporter – è il primo banco di prova del presidente, «e il fatto che abbia indetto lo stato di emergenza nazionale, inviando militari a placare la manifestazione», come scriveva ieri Alessia Marucci, è già un segnale abbastanza chiaro di quale sarà la sua politica, nonostante la legge di consulta previa varata lo scorso 7 settembre parlava apertamente dell'obbligo per lo Stato di raggiungere per determinati interventi il consenso delle popolazioni indigene. La mente torna così ai tempi della dittatura di Alberto Fujimori, che ha percorso la storia del paese negli anni Novanta, contraddistinguendo il proprio mandato con la svendita delle ricchezze naturali peruviane.
La miniera – scrive Isabel Guerra sul blog “Palabras van y Vienen” - dovrebbe produrre tra le 580 e le 680 mila once d'oro all'anno, creando cinquemila nuovi posti di lavoro per una guadagno compreso tra gli 800 ed i mille milioni di dollari dalle sole concessioni e tasse minerarie per i governi locali.

Vista la forte opposizione sociale, al terzo giorno di protesta la Buenaventura-Newmont si era vista costretta a dichiarare la sospensione del progetto. Questo però non è bastato per concludere la protesta della popolazione, che vede invece come unico obiettivo raggiungibile la cancellazione totale dello stesso. Il blog “El Maletero – Red Verde Cajamarca” dà le cifre della protesta: «Si tratta di 68.39 ettari di lagune piene d'acqua. Vi potete immaginare quanti metri cubici sono contenuti da una simile estensione di acqua? E quanti ettari di patate, mais, grano, orzo, piselli ed erba non verrebbero più coltivati?»

L'eco della protesta è arrivato fin nella capitale, dove sono stati indetti presidi e manifestazione in solidarietà con la popolazione di Cajamarca. Anche questa protesta, come quelle che hanno coinvolto – e stanno ancora coinvolgendo – il Nord Africa, vede un forte uso di internet, dove fioriscono pagine web e blog che ospitano la campagna per la cancellazione del progetto Conga.

Insomma, chi sostiene che la prossima guerra sarà per l'acqua, forse, non ha tutti i torti.

 

Andrea Intonti