"Perez." di Edoardo De Angelis, la recensione: la legge del più debole
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"Perez." di Edoardo De Angelis, la recensione: la legge del più debole

venerdì 10 ottobre, 2014

Perez. di Edoardo De Angelis, la recensione. Ambiziosa ed a tratti astutamente soffocante, l'opera seconda di Edoardo De Angelis ha idee e stile, ma troppe cadute di stile.

Demetrio Perez è un avvocato reietto che difende i reietti, sciroppandosi criminali di quart’ordine e cause perse in partenza. Alle frustrazioni del Tribunale di Napoli si aggiungono, entro il medesimo scenario dei gelidi e specchianti grattacieli del Centro Direzionale, quelli di casa: un matrimonio andato a male e la figlia Tea (Simona Tabasco) che amoreggia con un guappo in ascesa (Marco D’Amore). Guai a dire “peggio di così”: quando Luca Buglione (Massimiliano Gallo), capo camorrista, decide di consegnarsi alla giustizia alle proprie condizioni, è lo stesso Perez ad essere chiamato a prendere in carico la questione. Non già per meriti professionali: il boss ha individuato nell’introverso avvocaticchio l’esecutore ideale di un compito che scotta. In cambio, incastrerà il ragazzo della figlia, Francesco Corvino. Che non è uno sprovveduto. Perez finisce tra due fuochi, ma proverà a far valere la legge del più debole. [MORE]

IL BRACCIO DEPRESSO DELLA LEGGE – Col volto pulito e l’animo marcio del Francesco Corvino impersonato da Marco D’Amore, Perez. di Edoardo De Angelis, presentato fuori concorso al Festival di Venezia, non può non ridestare il ricordo della prima stagione della serie tv Gomorra: se non altro per le inflessioni dialettali. Ma, appunto, quello di De Angelis è ancora un gergo immaturo che vorrebbe farsi linguaggio raffinato, laddove la serie griffata Sollima-Cupellini-Comencini funzionava tanto nei sanguigni momenti di genere quanto nella complessiva, intelligente tessitura. Non che questa suggestione sia obbligatoria: ogni film fa storia a sé. Certo è che quando Perez-Zingaretti, già umiliato sul posto di lavoro e cacciato dalla festa di compleanno della figlia dalla stessa festeggiata, incrocia prima due malviventi che vogliono derubarlo, poi, solo e ramingo, incappa casualmente nel macchinone in cui proprio la figlia sta consumando semi-nuda un rapporto con Corvino (perché non a casa?), si capisce tutta l’ingenua mancanza di stile di una sceneggiatura che vessa fino al colmo dell’improbabile il proprio protagonista.



Si confronti – perdonate l’insistenza, ma è illuminante – la scena di Gomorra in cui Genny chiama l’ostile genitore della ragazza che ha appena posseduto in auto e gli comunica di averla lasciata, con sollievo del padre – precisando, però, di averlo fatto non prima di aver avuto un rapporto orale: la macchina da presa, con scelta di acuta misura, non stacca sul viso del genitore, di cui non conosceremo mai l’immaginabile reazione. I lineamenti di Zingaretti, invece, sono indagati come nel più fastidioso dei mélo televisivi.

PALATI E PALAZZI - Non è l’unico tratto di Perez. ad apparire piuttosto appannato. Certe sfumature involontariamente surreali della scena dello sventramento di un toro, certe tensioni familiari che sfociano in gesti o espressioni fin troppo teatrali, banali aforismi pulp ("la f... è più pericolosa della pistola"), inspiegabili sacche di stagnazione in un film dal ritmo complessivamente sostenuto, denunciano la difficoltà di De Angelis, pur apprezzabile per coraggio, nel conciliare ritmi e risvolti del poliziesco da filone criminale con certi umori noir di palato fine – la voce fuori campo, l’enfasi sull’ambiente urbano che avvolge, ipnotizza e schiaccia, un abbozzato scavo psicologico sulla figura del perdente schiacciato dal destino (e dai soffocanti palazzoni di Kenzo Tange).

In conclusione, dunque, Perez. è un prodotto ambizioso – ed avrebbe ragione d’esserlo, perché la stoffa al regista di Mozzarella stories, qui all’opera seconda, non manca: alcune intuizioni sull’uso del fuori campo – padre e figlia che contemplano qualcosa che brucia – e l’uso variato e funzionale dei piani sequenza e della camera fissa (come nel catartico, minimale epilogo), lasciano intuire idee e stile. Acerbi, ma non è tutto così nero.

 

DATA USCITA: 02 ottobre 2014
GENERE: Drammatico
ANNO: 2014
REGIA: Edoardo De Angelis
SCENEGGIATURA: Edoardo De Angelis, Filippo Gravino
ATTORI: Luca Zingaretti, Marco D'Amore, Simona Tabasco, Gianpaolo Fabrizio, Massimiliano Gallo
FOTOGRAFIA: Ferran Paredes
PRODUZIONE: O' Groove, O' Groove
DISTRIBUZIONE: Medusa Film
PAESE: Italia
DURATA: 94 Min


Antonio Maiorino

 


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