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MONZA, 10 OTTOBRE 2011- Ieri, davanti alla Procura di Monza interrogatorio fiume per Filippo Penati,l'ex sindaco di Sesto San Giovanni ed ex presidente della Provincia di Milano, indagato per corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti per un presunto giro di tangenti versate in cambio dell'approvazione di progetti edilizi, in particolare, sulle aree ex Falck e Marelli.[MORE]
Come si legge in una nota diffusa dopo il confronto con i pm Walter Mapelli e Franca Macchia, "Come avevo richiesto, oggi sono stato interrogato dai Procuratori della Repubblica di Monza, che indagano sulla mia vicenda. Ho risposto a tutte le loro domande, ricostruendo nel dettaglio i rapporti da me intrattenuti sia con i coimputati sia, soprattutto, con gli imprenditori che mi hanno accusato", sostiene Penati.
L'ex sindaco di Sesto San Giovanni si è presentato al comando della guardia di finanza con un trolley pieno di documenti raccolti in questi mesi, accompagnato dai suoi legali, Nerio Diodà e Matteo Calori. Penati, per oltre otto ore ha risposto alle domande di inquirenti e investigatori, respingendo tutte le accuse che gli sono state mosse e che avevano fatto scattare una richiesta di arresto, respinta lo scorso 25 agosto dal gip Anna Magelli con un provvedimento ora impugnato dalla Procura davanti al tribunale del riesame di Milano (l'udienza è stata fissata per il prossimo 21 ottobre).
Come si legge nella stessa nota, Penati ha spiegato la sua verita, cercando di chiarire i rapporti che ha avuto, non solo con i coindagati, tra cui il suo ex braccio destro Giordano Vimercati, l'architetto Renato Sarno e il manager del gruppo Gavio, Bruno Binasco, ma anche con i suoi due grandi accusatori, gli imprenditori Giuseppe Pasini e Piero Di Caterina, negando categoricamente di aver mai preso soldi da loro.
Dichiara Penati, "Sono convinto di aver dato un contributo che ritengo comunque importante per chi dovrà proseguire le indagini e poi esprimere un giudizio". Evidenzia la nota, "Ho riferito quanto a mia conoscenza e credo di aver dato un contributo che ritengo comunque importante per consentire agli organi giudiziari, che proseguiranno le indagini e che dovranno successivamente esprimere un giudizio, di stabilire, nel modo più completo possibile, se io debba essere considerato responsabile o meno delle accuse che mi sono state rivolte. Desidero precisare che, all'esito della decisione giudiziaria, mi riterrò libero di chiedere alla magistratura di accertare se coloro che mi hanno accusato, lo abbiano fatto ingiustamente e, quindi, debbano rispondere di tutti i danni da me subiti".
Nell'interrogatori, oltre ad aver negato di aver preso mazzette per i progetti immobiliari sulle aree ex Falck e Marelli, Penati ha dato delucidazioni particolareggiate sulla compravendita del noto immobile in viale Italia a Sesto di Di Caterina e sull'assegno da 2 milioni di euro versato da Binasco come caparra. Importo che, secondo la Procura, costituisce la restituzione di parte dei circa 3 milioni e mezzo di euro che l'imprenditore, a suo dire, avrebbe pagato all'ex sindaco tra il '94 e il 2003.
Per quanto concerne il pagamento del gruppo Gavio alla Provincia ad un prezzo giudicato superiore a quello di mercato (del 15 per cento delle azioni dalla società autostradale), l'ex sindaco di Sesto San Giovanni ha sostenuto che è stato effettuato in piena regola.
Al termine dell'interrogatorio, i pm titolari dell'inchiesta si sono limitati a far sapere che il verbale è stato secretato in attesa di riscontri, manteneno il più stretto riserbo sul contenuto delle dichiarazioni di Penati. Il "Sistema Sesto" è tutt'altro che chiuso.
Rosy Merola