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ROMA, 30 AGOSTO 2011. Con una lettera rivolta al proprio partito, Filippo Penati, al centro di contestazioni politiche e giudiziarie per la gestione dell’amministrazione comunale di Sesto San Giovanni alla fine degli anni 90’, risponde a chi, anche all’interno del Pd, lo invita a rinunciare alla prescrizione del reato di corruzione contestatogli in base alle accuse rivoltogli dagli imprenditori Pasini e Di Caterino.[MORE]
Mentre l’inchiesta condotta dai pm Mapelli e Macchia si allarga a macchia d’olio ricomprendendo anche un funzionario di Banca Intesa nell’ambito della transazione della provincia di Milano con la società Gavio per l’acquisizione di quote dell’autostrada Milano-Serravalle, l’ex sindaco sestese rivendica la limpidezza e il successo della gestione del comune milanese, amministrato dal 1994 al 2002 in un momento di estrema delicatezza per la città sconvolta dalla dismissione delle aree industriali così importanti per l’economia locale. Proprio su una di queste aree, l’industria Falk, si incentra l’inchiesta dei Pm monzesi. Penati sostiene che il destino urbanistico di questa area industriale era già stato determinato nel piano regolatore lasciato in eredità dalla giunta di Fiorenza Bassoli che lo aveva preceduto come sindaco di Sesto. Al sindaco Penati sarebbe spettata solo l’approvazione formale dello strumento di governo del territorio e l’attuazione della riqualificazione delle aree ex industriali, in un disegno più complesso di trasformazione dell’immagine di Sesto non più città-industria. Proprio al fine di attuare la riconversione industriale, il sindaco Penati ha contribuito alla costituzione di un’Agenzia pubblica per la riconversione industriale nel Nord milanese in associazione con altri sindaci della zona. La seconda metà degli anni Novanta viene descritta dagli urbanisti come la stagione dell’urbanistica contrattata. In questo contesto, strumenti come l’Agenzia pubblica per la riconversione che vede coinvolte parti sociali e il sistema delle camere di commercio rappresentano una declinazione degli accordi istituzionali per le trasformazioni urbane. Tutte operazioni lecite che, però, hanno sollevato delle obiezioni circa la menomazione del primato della scelta pubblica contro speculazioni privatistiche. Penati, in ogni caso, precisa che al momento dell’acquisizione dell’area Falk da parte di Pasini, il personaggio sestese che lo accusa di concussione, «le scelte urbanistiche erano già compiute». L’oggetto dell’inchiesta milanese riguarda fatti avvenuti nel 2000 (per questo motivo il gip ha fatto scattare la prescrizione di dieci anni del reato di corruzione) e nel 2002 diventa sindaco di sesto Giorgio Oldrini. Penati esclude di aver potuto influenzare le scelte del successore.
La linea di difesa di Penati rappresenta anche una risposta a quanti nel suo partito rivendicano l’autonomia della politica nel sanzionare comportamenti inopportuni ancor prima che essi si traducano in fatti giudiziari. L’ex presidente della provincia rivendica il diritto di fare piena chiarezza sulle vicende che lo coinvolgono, mostrando di non voler ricorre alle garanzie processuali (prescrizione) pur legittime.
L’invito di Penati è ad attendere le risultanze definitive delle indagini che devono ancora concludersi (non vi sono infatti ancora rinvii a giudizio). Se all’esito dell’inchiesta i profili di contestazione non saranno sgombrati, l’ex sindaco si dichiara pronto a rinunciare alla prescrizione al fine di chiarire la sua posizione politica, oltreché processuale.
L’impressione è che la portata dell’inchiesta della procura di Monza si estenderà a vicende ulteriori quella delle aree Falk, chiamando in causa l’affare della Milano Serravalle e il ruolo del Consorzio delle Cooperative di Costruttori emiliano. Una pagina importante dell’inchiesta si giocherà dinnanzi al Tribunale del Riesame che dovrà valutare la decisione del Gip di Monza di declassare la contestazione a Penati da finanziamento illecito ai partiti politici e concussione alla più semplice corruzione. Se il giudizio di appello dovesse ribaltare la decisione del Gip, potrebbe essere più difficile per l’ex capo della segreteria di Bersani sostenere che i fatti contestatigli si esauriscono nei primi anni del nuovo millennio e si aprirebbe un varco per la trasformazione dell’affaire Sesto nella Mani Pulite del 2011. In tal caso, a tremare sarebbe tutto il sistema politico con tutte le opacità del suo funzionamento economico.
Emiliano Colacchi
in foto, l'ex sindaco di Sesto San Giovanni Filippo Penati.