Pena di morte: 1634 esecuzioni nel 2015. Il doppio dell'anno prima
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ROMA, 6 APRILE 2016 – Secondo un rapporto stilato da Amnesty International, l’anno scorso sono state giustiziate 1634 persone, più del doppio rispetto al 2014. E il 90% delle esecuzioni note devono essere attribuite a Iran, Pakistan e Arabia Saudita. Un dato preoccupante e che fa riflettere, soprattutto alla luce del fatto che negli ultimi 25 anni, dal 1989 per l’esattezza, non si era mai registrato un dato simile. Il solo Iran sembra abbia messo a morte almeno 977 prigionieri. Caso a parte è invece rappresentato dalla Cina, dove è probabile, come sottolinea ancora Amnesty, che migliaia di esecuzioni siano state coperte dal segreto di Stato imposto in questi casi dal governo.
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Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International, ha dichiarato:«L’aumento delle esecuzioni, lo scorso anno, è profondamente preoccupante. Mai negli ultimi 25 anni erano state messe a morte così tante persone. Nel 2015 i governi hanno continuato senza tregua a togliere la vita sulla base del falso assunto che la pena di morte ci rende più sicuri. Iran, Pakistan e Arabia Saudita hanno fatto un uso senza precedenti della pena di morte, spesso al termine di processi gravemente irregolari». Ma almeno c’è una notizia positiva che fa da contrasto a questi dati:«Gli stati che continuano a eseguire condanne a morte sono una piccola e sempre più isolata minoranza. La maggior parte ha voltato le spalle alla pena di morte e nel 2015 altri quattro Paesi hanno abolito del tutto questa barbara sanzione dai loro codici».
Alessio Crapanzano
(FOTO: amnesty.it)