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ROMA, 7 DICEMBRE - Giuliano Pisapia si ritira, Angelino Alfano non si ricandida. Sono bastate poche ore, nella giornata di ieri, perché i due pilastri della potenziale coalizione attorno al Pd si sgretolassero. “Ci abbiamo provato per mesi, ma dobbiamo prendere atto che non siamo riusciti nel nostro intento”, fa sapere l’ex sindaco di Milano, dopo quattro tesissime ore di riunione con lo stato maggiore di Campo progressista. Lo stop del Pd allo ius soli, finito in fondo al calendario del Senato, è stata “la goccia che ha fatto traboccare il vaso”, dopo settimane di stop and go nella trattativa. [MORE]
Nel pomeriggio di ieri Alfano ha annunciato a sorpresa che farà come Di Battista: non si ricandiderà. E così a precipitare nel caos è il Pd, che ha convocato d’urgenza una riunione della segreteria nella serata di ieri, in vista della direzione dell’11 dicembre che dovrà decidere come e con chi presentarsi alle elezioni. “Nella mia decisione - ha spiegato Alfano - hanno influito anche gli attacchi ingiusti che ho subito. Voglio compiere un gesto per dimostrare che tutto quello che abbiamo fatto è stato solo dettato da una sincera convinzione a favore dell’Italia, motivata da una responsabilità in un momento in cui il Paese rischiava di andare giù per il precipizio”.
A far ancora più rumore, però, è l’uscita di scena di Pisapia. Un’uscita di scena che spacca ancor di più la sinistra. “Con questo Pd che non porta neppure in aula lo ius soli non ci si può alleare, noi siamo stati coerenti”, taglia corto Marco Furfaro, che fa parte del gruppo di ex-Sel che ha spinto per la rottura. Sul fronte opposto, i centristi guidati da Bruno Tabacci e Mario Catania hanno insistito per dar credito all’ultimo pressing di Piero Fassino e del capogruppo Pd Luigi Zanda, che ha confermato la volontà di tentare il voto sullo ius soli in Senato prima di Natale. Alla fine Pisapia ha preso atto della situazione e ha definito un’ “irragionevole illusione” l’idea da lui caparbiamente seguita in questi mesi di dar vita a un nuovo centrosinistra.
“Chi combatte rischia di perdere, chi non combatte ha già perso”, sentenzia Pisapia. Tra i suoi sono intanto volate parole grosse. Il deputato Michele Ragosta, sostenitore a oltranza del dialogo col Pd, ha definito “traditori e mentecatti” quelli che hanno spinto per il divorzio: “Sono cadaveri politici, uomini senza dignità in cerca di una poltrona”. Tutto sembre dunque destinato ad aprire nuovi scenari. L’ala sinistra guidata da Ciccio Ferrara, Marco Furfaro e Alessandro Capelli guarda ora a “Liberi e Uguali” di Pietro Grasso e a un ingresso a fine anno nella lista di sinistra, sotto l’ombrello protettivo di Laura Boldrini. Pier Luigi Bersani e Pippo Civati spalancano invece le porte a Pisapia.
Claudio Canzone
Fonte foto: ilmattino.it