Politica

Pd, parla D'Alema: "Se si vota ora spread a 400"

MILANO, 9 FEBBRAIO - Nuova sortita della minoranza in casa Pd. Dopo il dibattito degli scorsi giorni sulle possibilità di indire un Congresso prima del voto anticipato o comunque primarie che garantissero un pluralismo verso la scelta del leader, ecco le dichiarazioni di Massimo D’Alema e dell’ex segretario Pier Luigi Bersani.[MORE]

Le ultime settimane avevano mostrato un cambio di rotta di Matteo Renzi rispetto alla linea da intraprendere alla guida del partito. No a forzature né a polemiche che potessero minare ancor più lo stato di salute del principale partito dell’attuale maggioranza. Ne è conferma l’apertura dell’ex premier alle primarie, oltre che addirittura la paventata possibilità di non rivestire la funzione di candidato premier in vista dell’eventuale voto anticipato.

Il voto anticipato è evidentemente sgradito alla minoranza. Ne spiega le ragioni in un’intervista a Repubblica Massimo D’Alema: «La situazione del paese è gravissima. I dati sullo spread dimostrano che ogni incertezza internazionale ha un effetto sull’Italia». D’Alema ha poi ‘elencato’ una serie di elementi idonei a confermare la propria tesi: dalle difficoltà strutturali (divario Nord-Sud) alle più generali diseguaglianze sociali che attanagliano il Belpaese, rendendolo tra i più in difficoltà sul terreno europeo.

L’altro nodo è quello della legge elettorale: «L’idea di precipitare verso elezioni con una legge proporzionale, con prospettiva certa di ingovernabilità, è una scelta folle» - chiosa D’Alema. Le proposte sono tuttavia molteplici ed in campo. D’Alema è scettico rispetto al cosiddetto premio alle coalizioni, prediligendo di fatto quello alla lista. Il premio alle coalizioni potrebbe a detta dell’ex premier favorire il rilancio della Destra, indietro ‘elettoralmente’ rispetto al binomio Pd-M5S.

Ma in un tripolarismo come quello attuale, ritrovare una soluzione congeniale ai fini della governabilità è impresa ardua. Alla domanda su quale legge dovrebbe puntare il Pd, D’Alema ribadisce: «Un equilibrio tra rappresentanza e governabilità. Ma i capilista bloccati vanno aboliti».

Niente scissioni ma battaglia all’interno del partito dunque. L’obiettivo dichiarato è quello di rimpiazzare Renzi. Già, ma con quale candidato? Anche su questo la partita è appena cominciata. Da Emiliano, a Speranza, sino al governatore toscano Enrico Rossi. Tutti in lista, tutti in campo in vista della battaglia a Renzi. Ma i sondaggi non sembrano essere dalla parte della minoranza, che non a caso rilancia il Congresso e sembra tacere sulla questione primarie.

Anche Bersani è chiaro su un punto: governo fino al 2018 e Congresso invece a metà giugno. Per delinerare le strategie del partito in vista del futuro e della prossima competizione elettorale. Con un ampio occhio ai problemi del paese, dalla prossima manovra alla revisione del Jobs Act (vedasi voucher). L’ex segretario ha invitato il partito ad evitare ‘giochetti’ e a garantire pieno sostegno nonché governabilità all’attuale esecutivo Gentiloni.

 

foto da: infooggi.it

Cosimo Cataleta