Pd: continua lo scontro tra il premier Renzi e le minoranze del partito
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ROMA, 15 DICEMBRE 2014 - Dopo l'assemblea di partito di ieri e il durissmo scontro tra il premier Matteo Renzi e l' ex viceministro dell' Economia e delle Finanze, Stefano Fassina, non si placano le discordie all'interno del partito. A nulla è servita l'assemblea se non a dimostrare la spaccatura esistente tra renziani e minoranze. Nonostante le mille critiche che gli sono state rivolte, Renzi ha saputo tenere duro ribadendo la sua posizione all'interno del Pd: ""Non chiedo di obbedire, ma no al dissenso per correnti". "Non sono affezionato a un principio di obbedienza, in un partito sta insieme sulla base del principio di lealtà. Si può discutere di tutto ma se ci sono elementi di coscienza non siano organizzati per correnti, non siano usati per dare un segnale e mandare sotto il governo utilizzando una questione costituzionale".
Renzi si scontra con le minoranze del Pd: "Non chiedo obbedienza,ma lealtà al partito"
Renzi sottolinea più volte che il Pd è il partito che deve cambiare l'Italia e non può essere frenato dal "diktat" delle minoranze: " Noi siamo quelli che cambiano l’Italia, non quelli che stanno a mugugnare". Per questo ribadisce che non ci sia obbedienza nei suoi confronti, ma lealtà al partito, e chi spera che ci sia un cambio al vertice, deve rassegnarsi all'idea che le novità potranno esserci solo fino al 2017-2018.
Le parole di Renzi non servono a contenere i malumori interni, dovuti anche all' assenza di Massimo D'Alema e Pier Luigi Bersani. Ma Renzi non ci sta e prosegue lungo il suo cammino, sottolineando che nonostante gli attacchi, il Pd ha ottenuto che Beppe Grillo uscisse di scena: " E' Sparito dallo scenario politico colui che dettava l'agenda un anno fa, Beppe Grillo. Grazie al nostro risultato abbiamo restituito il suo talento alla comicità: andrà in tour, in bocca al lupo".
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Il Premier ha poi continuato il suo lungo discorso soffermandosi sulla questione delle riforme, ed ha dato conferma dell'agenda politica: la nuova legge elettorale sarà dscussa in Senato a gennaio. I sindacati, prosegue Renzi, non possono avere potere di veto sulle riforme. Il discorso poi si sposta sulle nuove norme anticorruzione, con il Premier che assicura che i disonesti non possono stare nel PD.
Applausi da tutta la platea dell’assemblea PD sono arrivati quando Renzi ha voluto salutare Giorgio Napolitano, affermando di essere certo che questo Parlamento riuscirà ad eleggere il suo successore. Ma in Parlamento, rimarca Renzi, non può prevalere l’anarchia che si sta creando all’interno del partito.
(foto:quotidiano.net)
Filomena I. Gaudioso