Partigiani come Repubblichini. Insorgono ANPI e opposizione.
Politica Lazio Roma

Partigiani come Repubblichini. Insorgono ANPI e opposizione.

mercoledì 1 giugno, 2011

Chiariamolo una volta per tutte. I partigiani sono una cosa. I repubblichini un’altra. A ridosso del 2 giugno, festa della Repubblica, in Parlamento arriva la proposta di legge del Pdl che propone l’equiparazione tra repubblichini di Salò e partigiani. Dopo quasi 70 anni, si parla ancora di ciò. Un segno che la discussione politica in Italia è ferma ancora all’immediato secondo dopoguerra. [MORE]

La proposta di legge arriva dal deputato Pdl Gregorio Fontana e prevede che possano essere riconosciute dal ministero tutte le organizzazioni di ex''belligeranti'', senza limitazioni di sorta, fino alla concessione di contributi pubblici. Si preannuncia uno scontro durissimo con il No scontato delle opposizioni.


Anche questo è indubbiamente un segno di quanto questa legislatura si stia dedicando a questioni di secondo piano, come appunto l’equiparazione dei partigiani con i repubblichini di Salò che, come cantava De Gregori, “in una bella giornata di sole, dalla parte sbagliata, si muore”. Sì, dalla parte sbagliata, perché i repubblichini, con una scelta comunque forte, decisero di fiancheggiare per oltre due anni l’invasore tedesco e ne pagarono le conseguenze come la Storia, per chi l’ha letta, ci ha insegnato.


La proposta di legge del “poco” onorevole Fontana appare quantomeno fuori tempo e fuori luogo e, si spera, fuori discussione. Il tutto nasce dall’idea di dotare le associazioni ex combattentistiche di una personalità giuridica, poiché l'altro ricevono dei fondi dal ministero della Difesa.

Per accedere a tali fondi queste associazioni devono avere dei requisiti per il riconoscimento di associazioni di interesse delle Forze Armate. Tra questi requisiti c’è anche l’apoliticità e le regole di democrazie interna espresse nello statuto. Il nodo della questione è che la proposta di legge vuole che il Ministero abbia un compito di vigilanza non solo sulla legittimità dei loro statuti, ma sulle attività stesse delle associazioni. Su questo punto il centro sinistra vede l’intento, da parte del ministero, di mettere sotto controllo l’ANPI, cioè l'Associazione nazionale partigiani.

Ciò che più preoccupa il centro sinistra è il riconoscimento delle associazioni degli ex combattenti di Salò . Nel testo infatti si legge che possano essere riconosciute dal ministero tutte le associazioni di ex ''belligeranti'', senza alcuna limitazione.


L’Anpi ha rispedito subito al mittente tale proposta, definendola inammissibile sotto ogni profilo e, qualora passasse l’esame parlamentare, invita cittadini e iscritti alla mobilitazione, oltre che annunciare una ferma e netta opposizione. Sin dalle scorse sedute della commissione Difesa lo scontro era stato molto deciso, dopo che gli emendamenti delle opposizioni erano stati tutti rigettati.

Il PD, con l’onorevole Antonio Giacomelli, ha presentato una proposta che prevede tre punti: il riconoscimento solo per le associazioni di quanti sono stati ''legittimamente belligeranti'', il che escluderebbe i reduci della Repubblica sociale; in secondo luogo la vigilanza del Ministero si riduce al solo statuto delle associazioni; infine le associazioni sono sotto l'Alto patronato della Presidenza della Repubblica, per ''sottrarle alla maggioranza di turno''.

Questa proposta divrà essere avvallata dalla commissione Difesa. Giacomelli, autore della “controproposta”, torna sull’argomento affermando che l’omissione della della dicitura 'legittimamente belligeranti' nel disegno di legge sia solo una dimenticanza. Ma in realtà il deputato del PD crede che le coincidenze sono un po’ troppe, poiché solo poche settimane fa era stata presentata proprio dal Pdl una proposta che abrogava il divieto di ricostituire il Partito fascista, e dopo pochi giorni di cerca di riabilitare i reduci di Salò.


Uno schiaffo morale per quanti hanno passato due anni della propria vita sulle montagne per riportare in Italia libertà e democrazia. Alla vigilia del 2 giugno, compleanno della Repubblica, fa ancora più male.

 

Giovanni Dimita
 


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