"ParaNorman" di Chris Butler, come (ri)animare i vivi morenti
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NAPOLI, 18 NOVEMBRE 2012 - Pronti, via: ed un piede schiaccia un cervello. Ma non è uno splatter: ParaNorman è un film d’animazione a firma di Chris Butler, già storyboard artist per Henry Selick (il co-autore, insieme a Tim Burton, di The Nightmare Before Christmas, nonchè regista di Coraline). Un bel cervello, insomma, questo Butler; e di cervelli si parla in ParaNorman. Per quanto ci siano gli zombie, anche se non particolarmente aggressivi, la materia grigia protagonista non è quella che nutre i morti viventi, ma quella che si fa ottenebrare da fobie immotivate, riducendo l’homo socialis ad un decerebrato: come (non) funziona il pensiero degli uomini a confronto con la diversità e sotto la pressione emotiva di immotivati pregiudizi? Da buon horror, con scene di panico, e da buona dark comedy d’animazione, con saporosi lazzi, Paranorman fila via che è un piacere, sulla scia di una vicenda sul para-normale, ossia quello che sembra normale, ma non lo è, e quello che sembra anormale, ma è assai meno anomalo. [MORE]
Norman è un bambino introverso, che divora film horror ed ha la colonna sonora di Halloween di Carpenter come suoneria del cellulare. Spesso parla con la nonna: che è morta. E riesce a vedere i fantasmi, innocui. Meno innocui sembrano quelli risvegliati dall’avverarsi della maledizione di una strega, anni prima bruciata sul rogo dai padri pellegrini. Uno zio, ritenuto matto perché ha lo stesso dono di Norman, lo avvisa poco prima di morire del compito che gli spetta: tocca al bambino tenere lontani i morti viventi e mandare a nanna, per sempre, la strega.
“Penso che siano zombie!” – “Nasconditi!” – “No, aspetta, sono solo gli adulti!” – “NASCOOONDIIITI!”. Questo passaggio, tra i tanti di una sceneggiatura brillante – che bello, una volta tanto, sorridere senza gag su aerofagia ed affini –, favorisce la chiave di lettura di un film che è una trasparente metafora sull’intolleranza, svolta attraverso un uso intelligente dell’horror come indagine sulle fobie. Ma, prima di tutto, ParaNorman è una storia ben raccontata. Norman, sul quale a scuola infieriscono i bulli scapestrati, sconta la superiore sensibilità con l’emarginazione e lo sfottò da freak: solo un altro “vessato”, il grassottello Neal, ne diventa amico. Se presagi gotici ed antipasti di terrore assecondano la routine del genere, il rovesciamento paradossale che non ci si aspetterebbe è quello dell’assalto degli umani agli zombie (!), guidati con furia isterica dalla melodrammatica maestra di Norman, che, con una maschera di bellezza, o bruttezza, sul viso, color verde cetriolo, è l'immagine di un’umanità anche più morta dei morti viventi: incapace di essere umana.
Memorabile il terrore degli zombie, risvegliatisi nel camposanto di periferia, quando si trovano di fronte allo scenario della città, con le sue immagini para-orrorifiche: due ubriachi che escono dal Lucky Witch Casino (il Casinò della Strega Fortunata), un hipster che disegna un teschio con una bomboletta su un muro, un signore che addenta cibo da fastfood in macchina, con il ketchup che schizza sul parabrezza, ma soprattutto una serie di immagini di show e programmi televisivi, tra cui il frame istantaneo dello scoppio dell’atomica. Questo è diventato il mondo, forse la tomba era più accogliente.
E così, il teatro dell’assurdo culmina nell’assalto dei cittadini all’anagrafe del municipio, dove Norman, con la bislacca compagnia di una sorella cheerleader acida e pettegola, di Neal e del fratello quatterback e semi-analfabeta di quest’ultimo, cerca di individuare di ricostruire la storia della strega. Difficile non accorgersi dell’affinità di queste sequenze con l’immaginario ben noto di Frankenstein, col laboratorio dello scienziato a cui il popolo appicca il fuoco. E, di contro, la simmetria rispetto a Zombi di Romero, in cui i sopravvissuti si rifugiano nel tempio del consumismo, il supermercato, perché sono abituati ad andarvici. Norman, al contrario, ripara in una simil-biblioteca, e cerca di capire, sia umanamente che storicamente, cosa sia successo alla strega secoli prima: la folla che preme, morta nel cuore e nella testa, ne paventa la diversità – l’empatia, l’intelligenza, l’attenzione.
ParaNorman, inoltre, annovera una galleria di personaggi indovinati:
dal bullo Alvin, che fa la femminuccia nel pericolo e poi gonfia il petto davanti alle telecamere,
al candido Neal, intrepido nell’offrire un aiuto di commovente goffaggine;
dal fratello di quest’ultimo (doppiato da Casey Affleck), un Maciste lento di comprendonio,
fino allo zio di Norman, Mr. Prenderghast, strambo mangiafuoco (doppiaggio di John Goodman).
Il miracolo di Norman, la sua dote “paranormale”, non è tanto quella di riaddormentare i morti viventi, quanto piuttosto quella di risvegliare i vivi morenti. E li chiamano ancora “film per bambini”: sveglia!
Titolo originale: id.
Regia: Sam Fell e Chris Butler
Interpreti (voci originali): Kodi Smith-McPhee, Tucker Albrizzi, Anna Kendrick, Casey Affleck, Christopher Mintz-Plasse, Leslie Mann, Elaine Stritch, Jodell Ferland, John Goodman
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 92’
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Antonio Maiorino