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ROMA, 16 MARZO 2013 - Grande entusiasmo per Papa Francesco, almeno questa è la sensazione predominante raccolta tra la gente comune. Un Papa umile, che conosce la povertà e la sofferenza umana: probabilmente la persona giusta per rilanciare e rendere più simpatica l'immagine della Santa romana Chiesa. Certo ci si aspettava un Papa nero: per tendere la mano al continente africano e dimostrare al mondo che la figura del Pontefice non è esclusiva dell'uomo bianco; oltre a sfatare definitivamente le profezie di Nostradamus. [MORE]
Mai più indicata la scelta del nome Francesco: come il Santo d'Assisi che rinunciò alla ricchezza, per dedicare la propria esistenza a opere di carità. Sulla stessa linea sembra essere il nuovo vescovo di Roma, il quale ha subito rinunciato alla lussuosa auto blu e al crocefisso d'oro. Per certi versi, sembrerebbe proprio una svolta per il cattolicesimo: un Papa che non si limita a predicare bene, ma diventa esempio da seguire per tutto il porporato e per i credenti.
Lascia perplessi l'età avanzata del Pontefice: settantasei anni forse sono troppi, probabilmente non ci sarà abbastanza tempo da completare un percorso di umiltà che restituisca dignità e credibilità alla Chiesa cattolica; dopo gli scandali sulla pedofilia e le critiche, a carico del Vaticano, sui privilegi fiscali goduti su territorio italiano. Inoltre non cambia la posizione della Santa Sede sulle coppie omosessuali; insomma una svolta c'è stata, ma non radicale come ci si aspettava.
In ultima istanza, bisognerebbe far luce sulla posizione del Cardinale Jorge Bergoglio durante il regime totalitario in Argentina: il giornalista Horacio Verbitsky, suo connazionale, lo accusa di collaborazionismo con il regime a discapito di alcuni missionari, che sarebbero stati segnalati da lui medesimo come reazionari; tuttavia mancherebbero prove schiaccianti nei suoi riguardi. Resta quindi un'ombra, che il nuovo Pontefice dovrebbe chiarire repentinamente nel modo più esplicito possibile; al fine di spegnere ogni eventuale dubbio sulla sua integrità.
Fabrizio Vinci