Palermo, si riuniscono i virtuosi dell'antimafia
Cronaca Sicilia

Palermo, si riuniscono i virtuosi dell'antimafia

mercoledì 19 ottobre, 2011

PALERMO, 19 OTTOBRE 2011 – Dopo Confindustria, anche Confcommercio si scopre “antimafiosa”. Da qualche giorno, infatti, è stato attivato il codice etico, per il quale gli imprenditori siciliani che fanno capo all'organizzazione presieduta da Pietro Agen ha stabilito che quegli imprenditori che saranno trovati a pagare il pizzo senza denunciare l'estorsione saranno sospesi, mentre per coloro che verranno condannati in via definitiva per reati di mafia ci sarà l'espulsione. Nei prossimi mesi, intanto, è prevista una campagna mediatica per far conoscere i “virtuosi dell'antimafia”.[MORE]

Undici articoli compongono il codice approvato all'unanimità tre giorni fa, che non solo va a punire quegli imprenditori – già associati – che si macchieranno di reati riconducibili alla criminalità organizzata (come quelli mediaticamente definiti come “la mafia dai colletti bianchi”, ma anche reati come corruzione turbativa d'asta), ma che inasprisce anche le regole per l'ingresso in Confcommercio. Primi firmatari, naturalmente, i duemila dirigenti.
Le circa 80mila imprese associate possono da ieri presentarsi nelle sedi regionali di Confcommercio per firmare il nuovo codice, mentre per i nuovi iscritti la firma costituisce discriminante per l'ingresso. Chi non dovesse firmare entro fine anno sarà automaticamente fuori dal sistema associativo.

Il codice, però, non è una novità dell'ultim'ora. «Prevediamo l'espulsione già dal 2005» - dice il presidente Agen - «e da anni ci costituiamo parte civile nei processi di mafia».
Sandro Romano, presidente della federazione siracusana, rilancia, impegnandosi a pubblicare al più presto i nomi delle imprese che hanno detto no al racket, anche per orientare i consumatori.
Tutto questo in attesa – come dice il presidente nazionale Carlo Sangalli - «che lo stesso percorso sia intrapreso dalle altre realtà regionali».

Il codice etico, peraltro, fa seguito alla presentazione del comitato “Professionisti liberi” tenutasi sabato 15 ottobre al Teatro Biondo di Palermo. Oltre ai circa mille imprenditori che hanno deciso di far parte del comitato, dal teatro è uscito anche un “manifesto per la legalità”, un insieme di regole che vieta – tra le altre – di prestare consulenza o attività professionale a chi è stato condannato o è anche solo imputato per reati di mafia.
Il comitato, nato con il sostegno di Addiopizzo e Libero Futuro, nasce come completamento di una “catena antimafia” che fino ad ora aveva compreso commercianti e consumatori, escludendo invece quei soggetti, come avvocati, giornalisti o commercialisti – che esercitano professioni intellettuali. Da Palermo, intanto, la raccolta delle adesioni (traguardo fissato a 5mila) continuerà in tutta Italia.

L'altro lato della medaglia “antimafiosa”, però, ce lo mostra Giancarlo Macaluso in questo post. Se è vero, si chiede, che queste adesioni accertano l'incorruttibilità di questi professionisti cosa ne è degli altri, quelli che, pur non essendo mafiosi, nella lista non compaiono?

Andrea Intonti


Autore
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