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TORONTO (CANADA), 11 MARZO 2013 - Malattie ancora oggi senza una cura reale, si dice che tutto parta dal cervello ed è proprio quello che induce tante ragazze, soprattutto dai 15 ai 19 anni, età più vulnerabile a smettere di mangiare, poiché si incomincia ad avere una visione distorta della propria fisicità.
Cosi incontro all’anoressia viene un team di ricercatori del Krembil Neuroscience Centre e dell’University Health Network che sembra aver trovato una sorta di soluzione, anche se alquanto invasiva. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica di ambito medico The Lancet.[MORE]
Gli studiosi hanno messo a punto un congegno, similare ad un pacemaker da inserire all’interno del cervello e che andrebbe a gestire il senso dell’ansia e oppressione e quindi dell’umore. Questo di tipo di meccanismo è già in atto i pazienti affetti dal morbo di Parkinson, Alzheimer e patologie come depressione, e pare funzionare.
Blake Woodside, nell’equipe del progetto spiega: «Qualsiasi trattamento potenzialmente in grado di cambiare il naturale decorso di questa malattia non offre solo una speranza, ma salva le vite di chi soffre della forma più estrema di questa condizione. ’è un bisogno urgente di terapie addizionali per aiutare chi soffre di anoressia grave».
La sperimentazione del pacemaker è stata effettuata su sei donne affette da depressione e anoressia, dopo nove mesi di trattamento, risultati positivi in quattro casi, con miglioramento dell’umore, diminuzione dell’ansia, e riacquisto di peso di corporeo.
Andres Lozano, a capo della ricerca ha illustrato la metodica utilizzata: «Bersagliando e correggendo i circuiti cerebrali specifici associati ai sintomi di alcuni di questi disturbi [neurologici] stiamo trovando nuove opzioni per trattare queste malattie. Stiamo davvero dando inizio ad una nuova era della conoscenza del cervello e del ruolo che può giocare in alcuni disordini neurologici».
Certamente una tecnica poco “ortodossa”, ma che lascia ben sperare.
(Fonte: www.inmeteo.net)
Rosalba Capasso