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PACECO, 28 NOVEMBRE 2016 - La Banca di credito cooperativo "Senatore Pietro Grammatico" di Paceco (Trapani) è stata messa sotto amministrazione giudiziaria su richiesta della DDA di Palermo, guidata da Francesco Lo Voi. [MORE]
Nel provvedimento sono state contestate ripetute violazioni della normativa antiriciclaggio, il mancato rispetto degli esiti delle ispezioni effettuate dalla Banca d'Italia nel 2010 e nel 2013 e soprattutto "indizi gravi di infiltrazione da parte della criminalità organizzata".
L'operazione è scattata alle 14 di ieri ed è stata eseguita dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Trapani. L'amministrazione giudiziaria durerà sei mesi, prorogabili di altri sei, ed è stata affidata congiuntamente ad Andrea Dara e alla Price Waterhouse Cooper.
Le attività investigative sono iniziate dai rapporti che la Banca "ha intrattenuto e continua ad avere", spiegano gli inquirenti, con Filippo Coppola e i suoi familiari. Coppola, detto "U professuri", è già stato condannato nel 2002 per associazione a delinquere di stampo mafioso, ed è ritenuto elemento di spicco di Cosa nostra nell'ambito della cosca mafiosa di Paceco.
Dopo aver sottoposto l'istituto di credito a un più ampio controllo - anche con l'uso dello speciale software di analisi "Molecola", implementato dal Servizio centrale investigazione criminalità organizzata della Guardia di finanza - sono emers, tra le migliaia di posizioni esaminate, quelle di ulteriori persone con precedenti attinenti alla criminalità organizzata, o di persone a loro collegate, le quali hanno avuto, e intrattengono tuttora, rapporti con la banca.
Sulla base degli elementi emersi, gli investigatori hanno acquisito documenti e sentito persone informate sui fatti, attività che hanno permesso di ritenere che il libero esercizio dell'attività bancaria fosse inquinato dalla criminalità organizzata.
"Questo strumento - spiegano i militari della Guardia di Finanza - previsto dalla legislazione antimafia, può essere attivato nei confronti di qualsiasi attività economica quando ricorrono sufficienti elementi per ritenere che il libero esercizio dell'impresa agevoli l'attività di persone nei cui confronti è stata applicata una misura di prevenzione o che siano sottoposte a procedimento penale per alcuni gravi reati, tra i quali l'associazione a delinquere di stampo mafioso".
Daniele Basili
immagine da sienanews.it