P3, Verdini e Dell'Utri possibile processo
Politica Lazio

P3, Verdini e Dell'Utri possibile processo

martedì 9 agosto, 2011

ROMA, 09 AGOSTO, 2011- Ad un anno esatto dai primi arresti, la Procura di Roma ha notificato alle parti l’atto di chiusura dell’indagine sulla cosidetta P3, concernente la presunta associazione segreta che avrebbe fatto capo all'affarista Flavio Carboni, al coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini e al senatore Marcello Dell'Utri. [MORE]


A dichiararlo il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e l'aggiunto, Rodolfo Sabelli. Questa decisione sembrerebbe sottendere la richiesta di rinvio a giudizio, oltre che di Verdini e Dell'Utri, anche di altre 20 persone tra cui l'imprenditore Flavio Carboni, Arcangelo Martino, ex assessore comunale di Napoli, e l'ex giudice tributario Pasquale Lombardi. Rischiano il processo anche il governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci, l'ex sottosegretario all'economia, Nicola Casentino e il parlamentare del Pdl, Massimo Parisi, coordinatore della Toscana.


Dall’indagine, il capo d’imputazione che viene attribuito a Verdini, Dell'Utri, Carboni ed altre 11 persone è quello di associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi sulle società segrete. Per quanto riguarda i fatti contestati, in primis c’è la vicenda dell'eolico in Sardegna. Secondo gl’inquirenti, il gruppo che vantava la presenza di una serie di imprenditori disposti ad investire sull’isola, in base alle indicazioni di Carboni, si era dato da fare per ottenere la nomina di Farris alla direzione dell'Araps, l'ente che avrebbe dovuto gestire le licenze per gli impianti eolici. Il secondo episodio riguarda il tentativo di influenzare, nell'ottobre del 2009, la decisione della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano.


Tutto ciò ha condotto la procura di Roma a ritenere che si è in presenza di "un'associazione per delinquere diretta a realizzare una serie indeterminata di delitti di corruzione, abuso d'ufficio, illecito finanziamento diffamazione e violenza privata caratterizzata, inoltre, dalla segretezza degli scopi e volta a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nonché apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali".


Si legge nelle carte, gl’indagati “costituivano, organizzavano e dirigevano l’associazione sviluppando una fitta rete di conoscenze nei settori della magistratura, della politica e dell’imprenditoria da sfruttare per i fini segreti del sodalizio e per il finanziamento di esso e dei suoi membri che approfittavano delle conoscenze realizzate per acquisire informazioni riservate, influire sull’esercizio delle funzioni pubbliche rivestite dalle personalità avvicinate, collocare in posizioni di rilievo in enti pubblici e apparati dello Stato persone gradite al gruppo”.


Nello specifico, per la Procura di Roma, i membri della suddetta associazione hanno agito al fine di "influenzare la decisione della Consulta nel giudizio sul cosiddetto lodo Alfano"; inoltre "intervenivano ripetutamente sul vice presidente del Csm (all'epoca dei fatti Nicola Mancino), sui componenti del Csm per indirizzare la scelta dei candidati e incarichi direttivi (presidente della Corte di appello di Milano e Salerno, procuratore della repubblica di Isernia e Nocera Inferiore)".


Oltre alla corruzione di funzionari sardi, la procura capitolina contesta a Verdini, Dell’Utri e Carboni, di avere intascato ingenti somme di denaro: 6 milioni di euro sborsati dal duo Fornari-Porcellini a sostegno del sodalizio. Nello specifico, Verdini assieme al collega di partito Massimo Parisi ed entrambi “nella qualità di membri della Camera dei deputati” nel 2009 avrebbe ricevuto “contributi” per 800mila euro da quattro società di Fornari e Porcellini. Nel 2010, invece, Dell’Utri avrebbe preso 100mila euro.


Immediata la replica degli avvocati di Verdini, Franco Coppi e Marco Rocchi, che in una nota dichiarano, "Stupisce ed è surreale, che l'onorevole Verdini venga oggi ritenuto tra i promotori dell'asserita associazione segreta, quando tutti gli atti e le intercettazioni in possesso della difesa dimostrano esattamente il contrario”. I legali hanno poi sottolineato di aver ricevuto oggi "la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari che sembrava essere già stato confezionato da tempo e che invece risulta datato al 5 agosto 2011".

 

Rosy Merola


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