Osservatore Romano: no al preservativo per combattere l'Aids
Cronaca Lazio

Osservatore Romano: no al preservativo per combattere l'Aids

lunedì 30 maggio, 2011

CITTÀ DEL VATICANO - No al preservativo, anche quando uno dei due sposi è sieropositivo. Questa è la sintesi dell’articolo pubblicato su Osservatore Romano di Juan José Perez-Soba, docente di teologia morale presso la facoltà di teologia San Damaso di Madrid e presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia.[MORE]


''Un atto sessuale realizzato con il preservativo non può essere considerato un atto pienamente coniugale nella misura in cui è stato volontariamente privato dei suoi significati intrinseci'': in altre parole, l'uso del condom è vietato in una coppia sposata, anche se uno dei due coniugi è sieropositivo e vuole così evitare il contagio dell'altro. L’Osservatore Romano riafferma che “dinanzi alla possibilità insuperabile del contagio”, i coniugi “possono di comune accordo adottare la decisione di astenersi dall’avere rapporti sessuali per ragioni di salute, come avviene con altre patologie'”. D’altra parte, fa notare Perez-Soba, ''sebbene l’uso del preservativo in un singolo atto possa avere una certa efficacia nella prevenzione del contagio dell’Aids, questo non è comunque in grado di garantire una sicurezza assoluta neanche nell’atto in questione e, meno ancora, nell’ambito dell’intera vita sessuale di una coppia. È quindi improprio indicarne l’uso come un mezzo efficace per evitare il contagio”. Così “presentare il preservativo come una soluzione al problema è un grave errore; sceglierlo semplicemente come pratica abituale è una mancanza di responsabilità nei confronti dell’altra persona”.


Tema questo già precedentemente trattato in innumerevoli occasioni e da diverse voci cattoliche e laiche. Alcuni esponenti del Vaticano, anche tra i più alti livelli, si erano mostrate, seppur cautamente, aperte ad un possibile dialogo riguardante l’utilizzo del preservativo. Anche il Papa Benedetto XVI aveva definito l’uso del preservativo come “primo passo verso una moralizzazione, un primo atto di responsabilità”. Ma tali affermazioni erano state prontamente ridimensionate dal portavoce vaticano padre Federico Lombardi. Non c’è quindi un cambiamento rivoluzionario nel pensiero ecclesiastico il quale rimane fermamente convinto nella proibizione dell’uso del preservativo. Convinzione che viene continuamente e nuovamente ribadita. Perez-Soba arriva a sostenere: “le numerose campagne che invitano a utilizzarlo indiscriminatamente hanno mostrato piuttosto il contrario; alimentando una falsa credenza secondo cui non vi sarebbe alcun pericolo, hanno aumentato la possibilità di infezione”. Monsignor Zimowski, intervistato da Radio Vaticana, sostiene come l’Aids sia una malattia che “alla base trova purtroppo un’immunodeficienza sul piano dei valori morali”, perché il “vero rimedio” è “il cambiamento di comportamento e quindi gli stili di vita”.


Stranamente, oppure ovviamente, l’articolo dell’Osservatore Romano non ha avuto alcuna risonanza nella stampa italiana. Il tema è stato come insabbiato per l’ennesima volta e nulla viene detto per smentire affermazioni prive di fondamento scientifico che rischiano di vanificare ogni tipo di sforzo atto a combattere la piaga dell’Aids soprattutto in popolazioni che non hanno la possibilità o i mezzi per ricevere un’adeguata ed esatta informazione relativa a questa materia.

(in foto: Juan José Perez-Soba)
 

Filomena Maria Fittipaldi


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