Cerca

Operatori call-center in sciopero. NO alla delocalizzazione e al dumping

Michela Franzone
Condividi:
Operatori call-center in sciopero. NO alla delocalizzazione e al dumping
Notizia in evidenza
Occhio alla notizia
Tempo di lettura: ~3 min

Rimani sempre aggiornato!

Unisciti al nostro canale Telegram per ricevere notizie in tempo reale, esclusive ed aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.

 ROMA, 4 GIUGNO 2014 – Per la prima volta gli operatori dei call center di tutta Italia sono scesi in piazza per protestare per le loro condizioni. L’appuntamento, voluto da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom, era per questa mattina a Roma, e a partecipare sono arrivati 5000 operatori provenienti da tuttlo lo stivale. Il “No delocalizzazione Day” è stato organizzato per protestare contro le precarie condizioni di questi dipendenti e per far sentire la loro voce alle istituzioni contro la delocalizzazione delle imprese all’estero.

“Daremo corpo alla protesta che è partita due mesi fa – ha detto Natale Falà, addetto call center e Rsu Slc Cgil - nata dalla richiesta dei lavoratori dei call center di vedersi riconosciuto un ruolo all’interno del panorama occupazionale italiano. Ci sono 80mila operatori del settore: 50mila a tempo indeterminato, 30mila con contratti a termine che rischiano il posto di lavoro a causa delle delocalizzazioni e delle gare al massimo ribasso”.

In piazza molti dei partecipanti al corteo sono scesi indossando una maglietta che raffigura il celebre Urlo di Munch che indossa le cuffie, e sotto la scritta “No D-day”. Il corteo è animato da molti cori e lo slogan che primeggia è: "No al trasferimento del lavoro all'estero, no alle gare al massimo ribasso". La manifestazione è partita da Piazza della Repubblica e arriverà a Piazza degli Apostoli.[MORE]

Quello che fino a qualche tempo fa era considerato un lavoretto provvisorio per giovani oggi è diventato un lavoro a tutti gli effetti anche per persone che hanno una famiglia da sostenere e quindi non possono più stare sottomessi al gioco al ribasso degli stipendi e al fenomeno della delocalizzazione.
“Nei call center - spiega Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil - lavora una generazione che quando è entrata, circa 10 anni fa, era appena laureata o giovanissima. Adesso si tratta di persone di 35-40 anni, spesso sposate e con famiglia, per le quali il lavoro nel call center da lavoretto è diventato negli anni un lavoro vero e, spesso, l’unica fonte di sostentamento”.
“Il settore – continua - è reduce da una lunga stagione di crisi e vertenze e per questo il sindacato chiede di migliorare le condizioni di chi lavora nei call center, perché il lavoro nei call center c’è, ma è pagato sempre di meno. Occorre tenere presente che all’estero ci sono colossi da 100-200 mila persone che gestiscono società che si occupano sia di outbound che di inbound. E che hanno tarato le loro strategie aziendali sull’efficienza e sull’economia di scala. In Italia, invece, abbiamo 2.270 aziende: di queste solo 10 sono medio-grandi. Le altre sono realtà piccole se non polverizzate”. Per questo conclude Azzola questa manifestazione è così sentita e molti imprenditori l'hanno appoggiata. 

(foto dal sito www.pronews.it)

Michela Franzone

 

Rimani sempre aggiornato!

Unisciti al nostro canale Telegram per ricevere notizie in tempo reale, esclusive ed aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.

Scritto da Michela Franzone

Giornalista di InfoOggi

Leggi altri articoli

Rimani sempre aggiornato!

Unisciti al nostro canale Telegram per ricevere notizie in tempo reale, esclusive ed aggiornamenti direttamente sul tuo smartphone.