Obama, esercitare pressione su Al Qaida: navi da guerra verso coste
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Obama, esercitare pressione su Al Qaida: navi da guerra verso coste

giovedì 13 settembre, 2012

Evacuato personale diplomatico e non. Proteste anche davanti ambasciata Usa al Cairo, feriti

Gli Stati Uniti "restano vigili": "dobbiamo assicurarci di continuare a esercitare pressione su Al Qaida e gli affiliati in altre parti del mondo, come il Nord Africa e il Medio Oriente. Questa è una cosa che sono determinato a fare". Lo afferma il presidente Barack Obama in'intervista alla Cbs che andrà in onda domenica.

PENTAGONO SPOSTA 2 NAVI GUERRA VERSO COSTE - Il Pentagono sta muovendo due navi da guerra verso le coste libiche. Lo riporta la stampa americana citando alcune fonti dell'amministrazione.
Le due navi da guerra non hanno una missione specifica, afferma la stampa americana, ma devono essere pronte a qualsiasi missione ordinata dal presidente. Le unità, armate con missili Tomahawk, sono la USS Laboon e la USS McFaul.[MORE]

PROTESTE DAVANTI AMBASCIATA, FERITI ED ARRESTI - Una folla di manifestanti è tornata ad 'assediare' l'ambasciata statunitense al Cairo, protestando contro il controverso film anti-Islam prodotto negli Usa. Film che ha scatenato la rabbia dell'intero mondo arabo, sconfinata nell'attacco di ieri alla sede diplomatica Usa di Bengasi, in cui sono morti 4 americani. Le immagini in diretta della Cnn mostrano decine di persone che urlano la loro rabbia e chiedono che dagli Stati Uniti arrivino scuse ufficiali per le offese al Profeta.
Alcuni siti parlano di scontri, con la polizia che ha dovuto lanciare gas lacrimogeni per disperdere alcuni gruppi che lanciavano pietre contro l'edificio dell'ambasciata. Secondo l'agenzia di stampa egiziana Mena - rifericono sempre alcuni siti americani - ci sarebbero anche dei feriti.

Secondo quanto riportato su alcuni siti americani, alcune auto sarebbero state rovesciate e date alle fiamme. La tensione è salita quando alcuni manifestanti hanno nuovamente tentato di violare il perimetro dell'ambasciata Usa cercando di aprire una breccia nel recinto di filo spinato che protegge l'edificio. La polizia sarebbe comunque riuscita a respingere i manifestanti più scalmanati verso la vicina piazza Tahrir.

UCCISO AMBASCIATORE USA IN LIBIA, L'OMBRA DI AL QAIDA
di Claudio Accogli
L'ombra di Al Qaida si allunga sulla morte dell'ambasciatore Usa in Libia Chris Stevens, ucciso ieri notte nell'assalto alla sede di rappresentanza statunitense a Bengasi. Con lui hanno perso la vita altri tre americani, un funzionario e due marines. Nell'attacco sono rimasti feriti altri cinque civili statunitensi e sono morti una decina di agenti di sicurezza libici.

La reazione di Washington e' durissima: si parla di atto ''oltraggioso'', e soprattutto, di almeno 200 marines che sono in viaggio per la Libia, come altre unita' di elite, chiamate ad assicurare la sicurezza a Tripoli e Bengasi, come in Afghanistan ed Egitto. Scioccato, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che appena ieri aveva ricordato le vittime delle Torri Gemelle, ha promesso che ''sara' fatta giustizia'' ma che i legami fra gli Stati Uniti e la Libia ''non si romperanno''. Gli Usa tuttavia non si sbilanciano per ora sulla matrice dell'attacco: fonti della Casa Bianca si sono limitate a parlare di "un attacco chiaramente complesso", senza citare al Qaida.

Annunciato intanto il ritiro dalla Libia di tutto il personale americano, mentre per le indagini scendono in campo Cia e Fbi, in stretto coordinamento con le autorita' libiche. Tutto e' iniziato con la protesta per un film anti-Maometto che gia' ieri aveva scatenato le proteste al Cairo, con dimostrazioni violente sfociate nell'assalto all'ambasciata nella capitale egiziana, condito con scritte come ''Osama bin Laden riposi in pace''. Ma la concomitanza con l'anniversario dell'11 settembre non puo' rimanere una semplice coincidenza, ne' tantomeno l'annuncio 'ufficiale' della morte di Abu al-Libi, il numero due di al Qaida ucciso in giugno che proprio ieri Ayman al Zawahiri, il successore di bin Laden, ha deciso di confermare.

La dinamica degli eventi di Bengasi e' ancora difficile da chiarire: secondo numerose testimonianze, una dimostrazione 'pacifica' contro il film su Maometto e' stata l'occasione per dar vita a un vero e proprio assalto, a colpi di armi automatiche, Rpg e mitragliatrici pesanti. I miliziani di Ansar al-Sharia, i 'partigiani della legge islamica', protagonisti negli ultimi mesi di numerosi episodi di intimidazione e violenza ''hanno bloccato tutte le strade di accesso alla sede Usa, e dicevano di voler uccidere tutti quelli che si trovavano dentro'', ha raccontato un testimone, appartenente a una brigata dei ribelli incaricata di mantenere l'ordine a Bengasi.
Il console italiano, Guido De Sanctis, che si trovava a poca distanza - e che stamani avrebbe dovuto incontrare proprio Stevens per ''fare il punto sulla situazione'' in vista dell'elezioni da parte del neonato Parlamento libico del nuovo premier - ha riferito di ''un gran botto, il caos'' e di una sparatoria intensa. Un confronto ''feroce'', andato avanti per ore e che, secondo le autorita' libiche, ha lasciato sul campo almeno 10 ribelli incaricati della sicurezza.

Ansar al-Sharia ha negato un coinvolgimento ''ufficiale'' nell'attacco, ma si e' congratulata con coloro che hanno portato a compimento l'attacco ''per difendere il profeta Maometto''.
Funzionari dell'amministrazione Usa, citate dalla Cnn, hanno parlato di un ''attacco pianificato da al Qaida'', nel quale la vicenda del film 'blasfemo' ha svolto solo un ruolo ''diversivo''.
Gli esperti anti-terrorismo collegano l'episodio all'uccisione di al-Libi, e a una vendetta di al Qaida: ''Gli estremisti sapevano che l'ambasciatore era nell'edificio'', spiegano alcune fonti.
Altri due americani, del corpo dei Marines, sarebbero stati uccisi invece in una ''casa'' dove alcuni impiegati della sede diplomatica erano stati ''messi al sicuro'' dopo il primo assalto al consolato.
Stevens e' il primo ambasciatore americano assassinato dal 1979, l'ultimo aveva perso la vita in Afghanistan. E Washington non esclude neppure l'uso dei droni per dare la caccia ai responsabili. I medici hanno provato a rianimarlo per oltre un'ora e mezza senza successo. E' morto per asfissia e i video e le foto che circolano sui suoi ultimi momenti sono atroci.

La condanna dell'assalto a Bengasi e' unanime: si sollevano i musulmani, la comunita' internazionale, a partire dalla stessa Tripoli. Il capo dello Stato Giorgio Napolitano parla di ''vile atto terroristico'', il premier Mario Monti, come l'Onu, sottolinea la ''ferma condanna''. ''Orrore e sdegno per un gesto infame'', sono invece le parole di Giulio Terzi.
Ma il film su Maometto e l'arrivo dei Marines in Libia rischiano di creare nuove tensioni e violenze con i ribelli libici, anche quelli non legati all'Islam, che gia' parlano di ''invasione Usa''.


TRIPOLI - A poche ore dall'attentato di Bengasi la Libia ha il suo nuovo premier: Mustafa Abu Shagur, tecnocrate vicino agli islamici, che ha 'bruciato' per soli due voti il leader dell'alleanza dei liberali, Mahmoud Jibril, A quasi un anno dalla caduta di Muammar Gheddafi - era l'ottobre del 2011 - Abu Shagur che succede al capo del governo di transizione, al-Kib Abdelrahim, avra' il compito di guidare la Libia verso la stabilizzazione. Con una legittimita' e un margine di manovra ben piu' ampio rispetto all'esecutivo che lo ha preceduto, incaricato solo di sbrigare gli affari correnti. E una priorita', quella di ripristinare la sicurezza nel Paese.

Abu Shagur, 61 anni, gia' vice primo ministro del governo di transizione, ha vinto grazie al sostegno dei voti dei membri di Giustizia e Costruzione (PJC) dei Fratelli Musulmani, dopo la sconfitta del loro candidato al primo turno.

Entrato nel governo libico come vice premier a novembre 2011, il neo primo ministro libico che ha studiato negli Usa dove ha conseguito un dottorato in ingegneria elettronica, fu esiliato nel 1980 dopo essersi opposto al regime del Colonnello. Entrato poi nel Fronte nazionale dell'opposizione libica all'estero, in America ha insegnato presso l'Università di Rochester di New York e alla University of Alabama, partecipando anche al programma spaziale della NASA e lavorando con il Pentagono.
In corsa per la premiership libica, oltre lui, vi erano altri sette candidati che si sono succeduti, ieri e l'altro ieri, di fronte ai 200 membri del Congresso Nazionale Esecutivo, massima autorita' nel Paese all'indomani delle elezioni del 7 luglio scorso. La sicurezza e l'integrazione di ex ribelli che hanno combattuto il regime di Gheddafi, la costruzione di un esercito e una forza di polizia professionale, così come la sorveglianza delle frontiere, sono state le pietre angolari dei programmi presentati dai candidati in lizza per la guida del governo.
Perche' il nodo della sicurezza resta tra le principali priorita' del Paese, come dimostrato oggi anche dall'attacco a Bengasi in cui sono stati uccisi l'ambasciatore Usa e altri tre americani. Un attacco condannato dalle autorita' libiche e quelle internazionali. Ma a fronte del quale il Cgn ha ritenuto opportuno non sospendere la procedura di elezione del premier.

Fonte (Ansa)


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