Obama dal Dalai Lama. Tensione Washington-Pechino
Estero

Obama dal Dalai Lama. Tensione Washington-Pechino

domenica 17 luglio, 2011

Pechino, 17 luglio - Mai così lontani dall'epoca della Guerra fredda: Cina ed Usa sono per la seconda volta nella storia ad un confronto tutt'altro che pacifico. Questo lo sfondo dell'incontro tra il Dalai Lama e Barack Obama, avvenuto ieri pomeriggio nonostante le polemiche. L'evento è tanto più rilevante se si considera che il Dalai Lama è tutt'ora l'uomo più odiato dal governo cinese, per l'egemonia spirituale che esercita sui fedeli orientali.[MORE]

Ora, è probabile che le minacce di possibili ritorsioni o comunque di una crisi nei rapporti tra Cina e Stati Uniti non avranno seguito. Pechino rimane infatti la più grande creditrice degli Stati Uniti. Così, come non ha alcun interesse di vedere il dollaro svalutarsi, la Repubblica Popolare non può nemmeno permettersi un qualche tipo di «guerra fredda» con Washington, visti gli interessi (finanziari) in gioco. Barack Obama, per contro, è obbligato per ragioni di politica interna a ricevere il Dalai Lama (per quanto in ritardo: il leader spirituale tibetano era a Washington dal 6 luglio e proprio nella capitale Usa ha festeggiato il suo 76esimo compleanno). Ma se compiacere il Congresso - sollecitato ad approvare entro il 2 agosto un piano di rientro dal deficit e di contenimento del debito - può portare frutti, irritare la Cina oltre il necessario rischia di costare troppo. Pechino, forse colta di sorpresa, è infatti andata su tutte le furie. Il portavoce ha ribadito, come d'abitudine, che la Cina «si oppone fermamente a qualsiasi incontro di esponenti dei governi stranieri con il Dalai Lama, in qualsiasi veste». Hong Lei ha quindi chiesto agli Usa di «annullare immediatamente la decisione del presidente Obama di ricevere il Dalai Lama» invitando Washington «a non fare nulla che possa interferire negli affari interni cinesi e danneggiare le relazioni tra Cina e Stati Uniti».

Rimane tuttavia il comjunicato del governo cinese che mette i brividi. Prima la questione dei mille miliardi di dollari in buoni del tesoro Usa nei forzieri del Celeste impero, in pericolo di default («Invitiamo caldamente a considerare gli interessi dei risparmiatori», era stata in sostanza l'ingiunzione impossibile da ignorare). Poi, storia di ieri, il comunicato durissimo con cui Hong Lei, portavoce del ministero degli Esteri della Repubblica Popolare, ha chiesto a Barack Obama di cancellare «immediatamente» l'invito rivolto al Dalai Lama, una mezz'ora di «incontro privato» nella Map Room (e non nella Studio Ovale, riservato ai capi di Stato) definita a fine giornata «un passo che ha danneggiato le relazioni sino-americane».

 

Caterina Gatti


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