Nucleare: il Governo ricorre alla Consulta contro il referendum
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ROMA, 4 GIUGNO - Manca poco più di una settimana al referendum del 12 e 13 giugno e continuano ad aprirsi nuovi capitoli in questa saga che sembra non avere fine. La Corte Costituzionale il prossimo 7 giugno sarà chiamata ad esprimere il proprio parere in merito alla presenza del quesito sul nucleare. Il Governo a questo proposito ha chiesto all'Avvocatura generale dello Stato di intervenire durante l'udienza della Consulta per sostenere l'inammissibilità dello stesso quesito.[MORE]
Pochi giorni fa la Corte di Cassazione ha stabilito che tra i quesiti referendari sarebbe stato presente anche quello relativo al nucleare, seppur modificato nella forma rispetto a quanto previsto in origine. La decisione della Cassazione di modificare il testo del quesito è stata presa in seguito all'approvazione lo scorso 24 maggio del decreto Omnibus, il quale contiene alcune norme che prevedono una moratoria nei confronti del nucleare.
Il quesito originario infatti - quello previsto prima dell'approvazione del decreto Omnibus - chiedeva l'abrogazione di alcune norme votate tra il 2009 e il 2010 che sancivano la possibilità di ricominciare a produrre sul territorio italiano energia da fonte nucleare. Vista l'approvazione della moratoria, però, la Cassazione ha ritenuto che i cittadini dovessero essere consultati in merito alle nuove norme.
Il Governo ha ritenuto errata questa decisione perché il referendum “avrebbe a questo punto un oggetto del tutto difforme rispetto al quesito in base al quale sono state raccolte le firme”. L'ultimo parere spetta così alla Consulta, la quale martedì prossimo deciderà se tra i quesiti su cui gli italiani sono chiamati ad esprimersi sarà presente anche quello sul nucleare.
Dal punto di vista giuridico non possiamo fare altro che aspettare la decisione definitiva della Corte Costituzionale. Una riflessione può essere invece fatta sul piano prettamente politico. Se davanti all'opinione pubblica gli esponenti del governo e della maggioranza continuano a dichiarare di voler rispettare il volere dei cittadini, dietro le quinte hanno fatto il possibile per evitare che gli stessi cittadini potessero esprimere la propria opinione, con la complicità dei media televisivi.
Come primo atto si è avuta la tardiva approvazione del regolamento interno Rai in merito alla discussione pubblica vincolata dalla par condicio. Regolamento approvato il 4 maggio dopo che per sette volte i consiglieri di maggioranza avevano disertato le riunioni della Commissione di Vigilanza, facendo mancare il numero legale necessario per la sua approvazione. A questo atto sono seguiti i diversi richiami dell'Agcom nei confronti della Rai affinché questa, contrariamente a quanto stava facendo, desse una corretta informazione in merito ai quesiti referendari.
In un secondo momento si è approvata la “moratoria” nel decreto Omnibus, presentata come misura necessaria a favorire un approfondimento sul tema nucleare, ma di fatto finalizzata a far fallire i referendum. A questo proposito, le dichiarazioni rilasciate dallo stesso Berlusconi il 26 aprile (quando ancora il decreto Omnibus non era stato approvato definitivamente) durante il vertice con il presidente francese Sarkozy non lasciano alcun dubbio. “Se fossimo andati oggi a quel referendum – aveva dichiarato il premier - il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile per molti anni a venire. Il governo quindi responsabilmente ha ritenuto di dover introdurre questa moratoria per evitare il nucleare, per far sì che si chiarisca la situazione giapponese e per far sì che magari dopo un anno, dopo due anni, si possa ritornare ad avere un’opinione pubblica consapevole della necessità di ritornare all’energia nucleare”.
L'ultimo atto, seguito alla decisione della Cassazione di ammettere il referendum, è il tentativo di cancellare il quesito sul nucleare facendo intervenire l'Avvocatura dello Stato durante la prossima seduta della Consulta.
La parola definitiva spetta adesso alla Corte Costituzionale con la decisione del prossimo martedì 7 giugno. Nessun problema sembra esserci per gli altri tre quesiti referendari sull'acqua pubblica e sul legittimo impedimento, che si terranno regolarmente il 12 e 13 giugno.
Serena Casu