Non c'e' più religione, intervista a Luca Miniero: "il mio presepe senza frontiere vi divertirà"
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Non c'è più religione di Luca Miniero approda nelle sale e sfida l'ondata dei cinepanettoni abbinando il brio comico di Claudio Bisio, Angela Finocchiaro, Alessandro Gasmann e tutto il composito cast con più di uno spunto di riflessione sui conflitti culturali. Il film del regista di Benvenuti al Sud, Un boss in salotto e La scuola più bella del mondo racconta infatti di come sindaco e cittadini di un'isola del Mediterraneo si trovino nella paradossale condizione di rivolgersi alla comunità tunisina musulmana per completare il tradizionale presepe vivente: si dà il caso, infatti, che il "bambinello" sia piuttosto cresciuto, con tanto di brufoli e barbetta. Cinema popolare, ci racconta Luca Miniero: leggero ma non vuoto. Ecco perchè.
A.M: nella tua produzione, per come si è venuta a configurare in anni recenti, pare di scorgere un filo tematico comune, che intreccia pregiudizio e conflitto. In che modo lo si reinventa nel film Non c’è più religione?
L.M: penso ci siano periodi. Questo è quello in cui tratto di più il tema del conflitto e del confronto tra varie tra persone, o tra Nord e Sud, o addirittura tra amici di religioni diverse, ma non penso sia un marchio di fabbrica. Anzi: è una strada, quella del pregiudizio e del confronto, che probabilmente sarà rinnovata da altre situazioni che verranno a trovarsi nei miei film.
A.M: e in Non c’è più religione come viene percorsa questa strada?
L.M: quando faccio un film, mi piace cercare un’idea centrale che possa essere fertile e possa portare a raccontare il mondo da un punto di vista comico. Sono talvolta accusato di superficialità, ma faccio delle commedie e m’interessa l’aspetto del divertimento, comunque agganciandomi ad un tema. In questo caso il tema della natalità e la necessità di fare un presepe vivente portano la nostra comunità a cercare un altro Gesù Bambino e contestualmente ad allargarsi al confronto con le altre comunità dell’isola.
A.M: quando parlammo del film Un boss in salotto, mi raccontasti che avevi voluto mettere in scena anche alcuni luoghi comuni sulla camorra. Tema che vai, luogo comune che trovi: in questo caso, quale?
L.M: Un boss in salotto ha avuto tanti film che l’hanno seguito nel creare le figure dei “boss pasticcioni”, ma il mio desiderio era stato quello di mostrare la vita borghese stravolta dalla minaccia camorristica. In Non c’è più religione i luoghi comuni sono quello della paura, del pensiero che tutte le persone appartenenti a religioni diverse possano essere dei saladini o dei terroristi. Dobbiamo invece capire che i terroristi hanno avuto anche una fede cattolica - pensiamo a disastri come la strage di Columbine - oppure sono stati brigatisti, ma non per questo dobbiamo pensare che tutta la sinistra volesse rapire Moro. Il problema è quello di generalizzare quando invece contano le persone con le proprie antipatie e le proprie differenze.
A.M: in cosa Non c’è più religione riesce ad essere irriverente rispetto a questi temi?
L.M: proprio in questo che ho detto: la religione è semplicemente una fede personale e invece diventa strumento di conflitto. Alla fine i personaggi riescono a fare un presepe senza bandiere e religioni, per caso, e questo è il valore che spero venga colto del nostro film.[MORE]
A.M: sempre in una precedente intervista, mi dicesti che gli attori fanno il 70% del film. In Non c’è più religione in che modo hai lavorato col cast per rendere le interpretazioni di Bisio, di Gassman, della Finocchiaro e degli altri funzionale ad un film divertente ma con spunti di riflessione?
L.M: il film ha due anime: una è quella del divertimento e l’altra è quella più intima. Gli attori passano dall’uno all’altro versante con facilità e li ho scelti per questo. Siamo di fronte ad una storia molto comica ma che aspira anche ad essere il racconto di alcuni persone che si scontrano, anche amici, e non solo un insieme di gag slapstick.
A.M: hai spesso dichiarato la tua volontà di fare cinema popolare, ma questo tipo di cinema corre talora il rischio di suscitare commenti inaciditi da parte di critici e snob...
L.M: anche Benvenuti al Sud ricevette simili commenti. Non credo di essere molto capito dalla critica, proprio per il tentativo di unire queste due anime: quella comica, ma proprio comica comica, farsesca, e quella tematica. Una delle due parti secondo i critici può rischiare di essere trascurata, quindi vengono considerati film superficiali, ma se magari non ci fosse il tema sottostante riceverebbe più benevolenza, paradossalmente andrebbe meglio se fosse un film costellato da gag senza l’intento di raccontare qualcosa. Ma non è che io voglia insegnare qualcosa: in questo momento è andata così, nulla mi vieta la prossima volta di fare un film demenziale che conquisti il favore dei critici. La mia esigenza è quella del cambiamento, anche se non è sempre è facile farlo su progetti commerciali.
A.M: non si può fare a meno di osservare - aggiungo, positivamente - una certa trasversalità della tua produzione: c’è anche un’anima favolesca che piace ai bambini, e in Non c’è più religione emerge con vigore.
L.M: è sempre difficile parlare della propria esperienza ed io stesso cerco di non farlo troppo. Quando realizzo un film, curo molto la regia, cerco di fare qualcosa mettendoci del tempo, confezionandolo con qualità grazie ai miei collaboratori ed alla casa di produzione. Ciò non toglie la semplicità e quelle soluzioni comiche che piacciono ai bambini. Devo dire che è vero che questi miei film piacciono ai bambini, e stranamente non sono film solo per bambini, anzi, affrontano temi importanti. Questo mi fa piacere, ma mi fa ancora più piacere cercare di non trovare la via più semplice per fare un film: piuttosto, anche sbagliando, scelgo quella più complessa.
A.M: a proposito di strade da percorrere: cos’hai in serbo? C’è qualche tema o progetto su cui desideri lavorare?
L.M: prossimamente sarò impegnato in un progetto teatrale con Chiara Francini che partirà il 9 febbraio, s’intitola Due e riguarda il matrimonio. Si tratta della storia di una coppia che mentre monta il letto è assalita dai dubbi e dai fantasmi di quella che potrebbe essere la vita di coppia. Quanto al cinema, il mercato sta cambiando moltissimo ed anche io vorrei cambiare nell’ambito della commedia. Così come Benvenuti al Sud è stato un riferimento per la nuova commedia italiana quando è uscito, credo che anche il mercato della commedia stia puntando a linguaggi più moderni e non solo al botteghino, pur essendo popolare. In questo senso Non c’è più religione è un primo passo perché ha un’anima dolce ma allo stesso è un film popolare. Questo tentativo, ma con temi più quotidiani, sarà quello che farò per le prossime volte.
USCITA: 7 dicembre 2016
GENERE: Commedia
CAST: Luca Miniero
ATTORI: Claudio Bisio, Alessandro Gassmann, Angela Finocchiaro, Nabiha Akkari, Giovanni Esposito, Roberto Herlitzka, Giovanni Cacioppo, Laura Adriani, Massimo De Lorenzo, Mehdi Meskar
SCENEGGIATURA: Luca Miniero, Sandro Petraglia
FOTOGRAFIA: Daniele Ciprì
MONTAGGIO: Francesca Calvelli
MUSICHE: Pasquale Catalano
PRODUZIONE: Cattleya con Rai Cinema
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
PAESE: Italia
DURATA: 90'
(in copertina e in fotogallery: dettagli di fotogrammi di Non c'è più religione. All'interno: Luca Miniero. Fonte foto: 01Distribution\Studio Nobile Scarafoni)
Antonio Maiorino