Neomamme in fuga dal lavoro: più di 25 mila si dimettono

lunedì 8 gennaio, 2018

ROMA, 8 GENNAIO 2018 – Pur essendo forse l’evento più atteso nella vita di una donna, pian piano si sta trasformando in un incubo sotto l’aspetto lavorativo. Diventa infatti sempre più difficile infatti, crescere un figlio appena nato e contemporaneamente dedicarsi al loro lavoro.[MORE]

Secondo i dati forniti dall’Ispettorati Nazionale del Lavoro, tra le donne che si sono licenziate nel 2016, su 29.879, quasi 25.000 hanno specificato nelle motivazioni, la difficoltà di assistere il bambino e di conciliare la vita da neomamma con la vita lavorativa. Alla base del problema rimangono i costi dei nidi inadatti per lo stipendio medio e la impossibilità di assistenza da parte dei nonni, che spesso si ritrovano anch’essi ancora in età lavorativa.

La Lombardia risulta al primo posto con licenziamenti legati a tali motivazioni, con 8.850 dimissioni. Segue il Veneto con 5.008 e la regione Lazio, con 3.616 tra neomamme e neopapà, licenziatisi per mancato accoglimento al nido, mancata assistenza dei parenti o costi troppo alti per essere assistiti da terze persone.

Analizzando più a fondo i dati, risulta che meno la qualifica della donna è retribuita o sia gerarchicamente bassa, più c’è propensione al licenziamento. Ciò vuol dire che spesso le donne sono costrette a fare una scelta, tra il loro stipendio che spesso ritulta relativamente basso e la loro indole di mamme. Non dovrebbe essere giusto sotto l'aspetto etico, dover porre una donna di fronte alla scelta di dover scegliere tra la propria realzzazione personale e l'accompagnamento del neonato nei suoi primi mesi di vita. Eppure è quanto dimostrano i dati, sempre più allarmanti sia dal punto di vista di parità tra uomo e donna, sia dal punto di vista del reddito delle famiglie.

Giovanni Napolitano

Fone immagine: fruttolo.it

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