'Ndrangheta: Operazione villaggi ed eolico fra obiettivi del clan
Cronaca Calabria

'Ndrangheta: Operazione villaggi ed eolico fra obiettivi del clan

lunedì 4 gennaio, 2016

4 GENNAIO 2015  - La volonta' di mettere le mani su un grande parco eolico realizzato nel crotonese, sui numerosi villaggi turistici disseminati lungo la costa ionica, ma anche nuove responsabilta' nell'omicidio di un vecchio boss della 'ndrangheta crotonese come A.D. e persino il tentativo di condizionare una sentenza della suprema Corte di Cassazione: sono gli elementi emersi dall'indagine della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sfociata nell'operazione dei carabinieri del comando provinciale di Crotone che questa mattina hanno eseguito sedici ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Catanzaro Commodaro nei confronti di altrettante persone ritenute affiliate alla cosca G.A. di Cutro, un potente sodalizio che aveva esteso la propria influenza sulle province di Crotone, Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, contando anche su propaggini a Roma, in Emilia Romagna e in Lombardia. Operazione denominata 'Kiterion due' che in sostanza approfondisce una serie di elementi gia' emersi nell'indagine che il 28 gennaio 2015 ha portato al fermo di 36 persone in un'operazione battezzata appunto 'Kiterion' e per la gran parte delle quali la procura distrettuale antimafia ha gia' chiesto il rinvio a giudizio. A dieci delle persone che compaiono nel nuovo filone d'indagine l'ordinanza di custodia cautelare e' stata notificata questa mattina nelle carceri in cui si trovano ristretti proprio in virtu' dei fermi del gennaio scorso o dell'arresto avenuto nell'ambito dell'operazione 'Aemilia', scattata in quello stesso giorno. [MORE]

Si tratta del boss di Cutro N. G. Aracri, 57 anni, attualmente sottoposto al regime del 41 bis; A. G., 51 anni, di San Mauro Marchesato; G. M., 39 anni, di Catanzaro;
F. L. 55 anni, di Cutro; <
A. D., 49 anni, di Cutro; Vito Martino, 45 anni, di Cutro;
R. V., 38 anni, di Cutro; dei cugini P. D., 37 anni, e M. D., 30 anni, entrambi di Cutro;
G. C., 39 anni, di Melito Porto Salvo. Sono finiti nel carcere di Catanzaro A. G. Aracri, 56 anni, fratello di N.; R. C., 46 anni, avvocato, di Petilia Policastro;
S. S., 51 anni, di Cutro, e G. A., 51 anni, di Botricello. Agli arresti domiciliari, infine, G. V., 73 anni, di Roma, e
E. P., 28 anni, di Catanzaro. Fra gli indagati, inoltre, compaiono ulteriori persone a carico delle quali tuttavia non sono stati ravvisati dal giudice presupposti che consentissero l'adozione di provvedimenti cautelari. Alle sedici persone arrestate oggi gli inquirenti contestano, a vario titolo, le accuse di associazione mafiosa e concorso esterno, omicidio, ricettazione estorsione, usura, rapina, violazioni in materia di armi.

Le estorsioni, in particolare, riguardano una serie di subappalti imposti dalla cosca nella fase di realizzazione e gestione di un parco eolico nonche' ai villaggi turistici del litorale ionico, a cui venivano anche imposti servizi e prestazioni da parte di ditte vicine al sodalizio. L'omicidio cui fanno riferimento gli inquirenti e' quello del boss Antonio Dragone avvenuto a Cutro il 10 maggio 2004 e per il quale e' gia' stato condannato in primo e secondo grado F. L., genero del boss N. G. A.. Il concorso esterno all'associazione riguarda il tentativo di alcuni avvocati di condizionare, anche attraverso la dazione di denaro, la decisione della Corte di Cassazione proprio in merito al procedimento penale sull'omicidio Dragone che riguardava F. L..  

La cosca G. A., colpita oggi dall'operazione "Kiterion 2" dei Carabinieri, aveva tentato di apriredei canali per avvicinare personaggi eccellenti che avrebbero potuto agevolare gli interessi della consorteria di 'ndrangheta. Si tratterebbe di ambienti ecclesiastici e ordini di cavalierato e millantati rapporti persino in Corte di Cassazione.

Un contesto emerso gia' nella prima tranche dell'operazione condotta lo scorso anno e che ora conduce direttamente a G. V., giornalista di 72 anni residente a Pomezia, finita agli arresti domiciliari nell'ambito dell'operazione "Kiterion 2" portata a termine oggi dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. In particolare, secondo gli inquirenti, G. V. avrebbe utilizzato le sue relazioni personali in ambienti ecclesiastici romani e in ordini di cavalierato. In questo modo, sempre secondo l'accusa, avrebbe assicurato i rapporti dei vertici del sodalizio criminoso con questi ambienti altolocati.

Un esempio di questi rapporti avviatri dal clan crotonese sarebbe stato l'intervento della stessa G. V. nei confronti di prelati romani per consentire l'avvicinamento del genero del boss N. G. A., G. A., detenuto a Sulmona per l'omicidio di Antonio Dragone.

La cosca si sarebbe rivolta proprio alla professionista per agevolare il trasferimento del congiunto in un carcere calabrese. Dietro ai rapporti con ambienti influenti spiccano anche le figure dell'avvocato romano B, G, S, (non colpito da questa ordinanza, ma coinvolto nella precedente inchiesta) e della sorella, anch'ella avvocato, Lucia S,, per la quale il gip ha ritenuto di non dovere applicare alcuna misura restrittiva per mancanza di esigenze cautelari, pur riconoscendo il coinvolgimento nell'inchiesta. I due, in particolare, avrebbero provato ad intervenire sulla Corte di Cassazione che avrebbe dovuto giudicare G,A, nel processo per l'omicidio di Antonio Dragone.

Secondo il procuratore Giovanni Bombardieri, pero', "non e' stato individuato alcun soggetto in Cassazione con cui ci sarebbe stato un dialogo. Emergono pero' inquietanti intercettazioni tra gli indagati, ma non si esclude che possa essersi trattato di una millanteria".(Fonte Agi)


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