'Ndrangheta, scandalo nella Diocesi di Napoli ed in Calabria: Coinvolto il genero del Boss
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L'inchiesta "Ducale" della DDA di Reggio Calabria svela preoccupanti legami tra la ‘ndrangheta e figure ecclesiastiche, coinvolgendo un sacerdote e un consulente della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. La Chiesa reagisce con preoccupazione.
NAPOLI - L'inchiesta "Ducale" condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Reggio Calabria ha scosso l'Italia, portando alla luce preoccupanti legami tra la ‘ndrangheta e la politica. Questo vasto scandalo, che ha visto l'emissione di 14 misure cautelari, coinvolge anche figure vicine alla Chiesa, aumentando il livello di allarme all'interno delle istituzioni religiose.
Il Caso di Daniel Barillà e i suoi legami con la Chiesa
Uno dei principali indagati è Daniel Barillà, genero del presunto boss Domenico Araniti, noto come "il Duca". Barillà, oltre ad essere sotto la lente d'ingrandimento della DDA per il suo presunto coinvolgimento nello scambio politico-mafioso, ricopriva un ruolo significativo all'interno della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale. Questo legame tra un sospettato di affari illeciti e un'istituzione religiosa ha sollevato non pochi interrogativi.
Barillà era impiegato come consulente con funzioni nell'ambito del fundraising, management e comunicazione presso la Facoltà Teologica, un'istituzione universitaria collegata al Vaticano e situata nella diocesi di Napoli. Dopo il suo arresto iniziale, che ha generato profonda preoccupazione all'interno della Chiesa, è stato sospeso dall'incarico, e il suo contratto è stato successivamente rescisso.
Il coinvolgimento di Antonio Foderaro: un sacerdote sotto indagine
Non solo Daniel Barillà, ma anche il sacerdote Antonio Foderaro, di 61 anni, è finito sotto indagine nell'ambito dell'operazione "Ducale". Foderaro, incaricato diocesano per l'informatica e direttore dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose, è accusato di scambio elettorale politico-mafioso. Le indagini, condotte dai carabinieri del ROS con il coordinamento del procuratore Giovanni Bombardieri e il supporto degli aggiunti Stefano Musolino e Walter Ignazitto, hanno rivelato che Foderaro avrebbe avuto rapporti con Daniel Barillà.
Secondo le intercettazioni incluse nel fascicolo dell'indagine, Barillà avrebbe chiesto a Foderaro di indirizzare i consensi elettorali verso Giuseppe Neri, consigliere regionale di Fratelli d'Italia, anche lui sotto inchiesta. Inoltre, Barillà avrebbe organizzato un incontro tra il sacerdote e il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, anch'egli indagato nell'ambito della stessa operazione.
Implicazioni per la Chiesa
Questo scandalo non solo mette in luce la pervasività della ‘ndrangheta in diversi settori della società italiana, ma solleva anche serie preoccupazioni per la Chiesa. Le istituzioni religiose, spesso considerate baluardo di integrità, si trovano ora a dover fare i conti con l'ombra di questa inchiesta che lambisce i loro stessi ranghi.
La sospensione di Barillà e la conseguente rescissione del suo contratto sono misure che la Chiesa ha adottato per prendere le distanze da qualsiasi coinvolgimento diretto nell'inchiesta. Tuttavia, l'indagine in corso e l'allarmante coinvolgimento di un sacerdote indicano che il cammino verso la risoluzione di questo caso sarà lungo e complesso.
La maxi inchiesta "Ducale" rappresenta un significativo punto di svolta nella lotta contro la ‘ndrangheta e le sue infiltrazioni nella politica italiana. Il coinvolgimento di figure vicine alla Chiesa aggiunge un ulteriore livello di complessità, con implicazioni che vanno ben oltre la sfera politica, toccando la stessa credibilità delle istituzioni religiose. La Chiesa, da parte sua, è chiamata a rispondere con fermezza e trasparenza per tutelare la propria integrità e la fiducia dei fedeli. (Fonte Ansa)