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8 MARZO - La promessa è quella attraente che un giorno anche noi comuni mortali potremo vedere da vicino le star del basket d’oltreoceano: affascinante, ma poco verosimile. A meno che ovviamente non ci decidiamo una volta per tutte ad accelerare le ricerche per creare il teletrasporto. Altrimenti la vedo dura convincere i giocatori ad un ulteriore forcing che li costringerebbe a continui voli transoceanici, considerando il ritmo di partite già estenuante che disputano normalmente durante una stagione.
Nel frattempo, tanto per alimentare i nostri sogni irrealizzabili, ci godiamo felici il nostro assaggino: la settimana scorsa si sono giocate le prime due partite di regular season in Europa.[MORE]
Teatro dell’evento la O2 Arena di Londra, gremita per l’occasione. E poco importa se durante le pause di gioco, lo speaker dello stadio spiegava le regole della pallacanestro: come si suol dire… pubblico giovane e inesperto, ma si formerà.
Certo gli organizzatori, al momento della scelta delle squadre da spedire in missione pedagogica, avrebbero potuto essere più lungimeranti anziché inviare due fra le squadre più scassate della Lega, ma lamentarsi troppo non è mai uno sport salutare. In fondo, motivi di interesse c’erano a sufficienza, nonostante Toronto Raptors e New Jersey Nets siano già automaticamente tagliate fuori dalla lotta per raggiungere i play off.
Ad esempio c’è la storia del magnate russo Mikhail Prokhorov, che abituato a vincere in patria con la corazzata CSKA Mosca, ha deciso quest’anno di fare il grande salto e di comprare una franchigia Nba: con la promessa scontata di portare i Nets al titolo in massimo cinque anni.
Poi però, dopo i primi mesi, si è reso conto che l’Nba è un mondo particolare dove non bastano i soldi per vincere: è necessario saperli gestire, imparando quando e chi comprare; in una parola, occorre essere “smart”. E a questo aggiungiamo un altro particolare non trascurabile che muove il mercato: l’appeal di una squadra, di una città. Solo alla luce di questa qualità che solo alcune realtà vantano, si spiega perché due franchigie come Toronto e New Jersey, che godono entrambe di un ottimo salary cup, abbiano assistito impotenti alla fuga dei loro campioni (vedi Toronto con Bosh) o al rifiuto di chi stava per cambiare maglia (vedi New Jersey con Antony).
Anche per questo Prokhorov sarebbe intenzionato nei prossimi due anni a trasferire i Nets a Brooklyn.
Tornando alla doppia sfida, anche gli amanti del gossip non sono rimasti a bocca asciutta; i Nets, da questo punto di vista, rappresentano, nelle dovute proporzioni, i Lakers dell’est, annoverando addirittura due relazioni da copertina con protagonisti propri giocatori: Aleksandar "Saša" Vujačić è il compagno della tennista Maria Sharapova (promessi sposi) e Kris Humphries è l’attuale (finchè dura) fidanzato della prezzemolina Kim Kardashian.
E poi ci sarebbe da parlare anche del gioco vero e proprio. Da una parte Andrea Bargnani a difendere il buon nome dell’Italia cestistica, oltre che il suo modo di giocare: a chi malizioso gli critica di essere poco presente sotto i tabelloni, un difetto non trascurabile visto il suo fisico, lui risponde con la battuta seccata “questa è pallacanestro, non pallarimbalzo”. Meravigliosa risposta, ma questo non toglie che se il suo impegno difensivo sfiorasse anche lontanamento l’apporto che invece garantisce ogni sera in attacco, allora si trasformerebbe in un giocatore che sposta gli equilibri, alla Novitzki per intenderci (a cui non a caso viene spesso accostato, ma da cui avrebbe ancora molto da imparare). Dall’altra parte invece il giocatore che sposta gli equilibri già ce l’hanno, anzi l’hanno da poco acquistato: si tratta di Deron Williams; peccato però che ci sia poco altro al suo fianco.
Eppure le due stelle bastano a garantire un discreto spettacolo. La prima sfida se l’aggiudicano i Nets: troppo netta la superiorità di Williams su tutti gli altri giocatori in campo. Ma è il secondo incontro che si trasforma inaspettatamente nel migliore spot possibile per pubblicizzare l’Nba: Deron ha la chance di portare a casa un’altra vittoria, ma sbaglia il tiro decisivo. 110-110 allo scadere del quarto quarto: si va all’overtime. Ultimo minuto: il Mago attacca il pitturato e si guadagna canestro e fallo, per un gioco da tre punti; ma Vujačić ristabilisce la parità con una bomba rapidissima. 119-119: occore un nuovo overtime. Ancora Bargnani, stavolta direttamente da tre, spinge la vittoria verso i Raptors, ma Williams patta di nuovo la partita con un canestro in mischia: 126-126. Ancora cinque minuti per decidere chi si porta a casa l’intera posta: giocatori sfiniti, eppure indomiti. I Nets si portano subito avanti di sette, ma il Mago non si arrende: ancora una giocata da tre punti e i Raptors si portano a -2; Bomba di Barbosa per il sorpasso a +1. Due tiri liberi per Travis Outlaw e nuovo vantaggio Nets. Ultimo tiro concesso al solito Bargnani, che però stavolta sbaglia. Finisce così: finalmente. Arrivederci a presto.
Nel frattempo in America:
- ad est a tenere banco è soprattutto il pessimo record dei Miami Heat contro le squadre di prima fascia: 14-15 contro i team con record positivo. Umiliante la sconfitta arrivata in trasferta al Tnt Center di San Antonio, contro la squadra che più di tutte negli ultimi anni (conditi da illuminanti successi) ha portato avanti il credo di un sistema di gioco che sia più importante dei singoli protagonisti. La Miami dei Big Three quest’anno sembra all’opposto rappresentare il fallimento dell’idea che basti mettere insieme i due migliori giocatori della Lega per vincere il titolo. Tanto che adesso già in molti credono nella necessità di rivoluzionare nuovamente il roster, sacrificando Bosh (un po’ fuori contesto e troppo costoso) per un play e un pivot in grado di completare la squadra. Ma nel frattempo il primo a farne le spese quasi sicuramente sarà l’allenatore Erik Spoelstra.
- ad ovest protagonisti sempre gli Spurs, ma stavolta in negativo: brutta sconfitta contro i Lakers, subita a domicilio. Risultato mai in discussione, con i Los Angeles che scendono sul parquet famelici e scappano subito, arrivando nei quarti successivi al primo ad accumulare un vantaggio che supera addirittura i trenta punti.
In sintesi, San Antonio resta per distacco la squadra con il miglior record e di gran lunga quella che ha mostrato per tutta la stagione il gioco più entusiasmante ed efficace; ma attenzione al ritorno di Kobe & co.: i Lakers sentono odore di play off e quello da due anni a questa parte è il loro territorio. La corsa all’anello è già iniziata.