I nomi rivoluzionari di Renzi, dalla Mogherini alla Pinotti
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Come ha sottolineato lo stesso Capo dello Stato al termine dell’incontro, tante sono le rivoluzioni tangibili del nuovo governo rispetto alla compagine che ha accompagnato Letta nei suoi nove mesi di premiership.
La notizia più clamorosa, anche se già da tempo sussurata, è il cambio al vertice del Ministero degli Affari Esteri. Emma Bonino, in un momento di grave crisi sia all’interno dei confini europei sia per i concitanti fatti che riguardano i due marò italiani in India, è stata sostituita con Federica Mogherini, già componente della segreteria nazionale del Partito Democratico. La Mogherini (41 anni) è un volto noto in Europa, dal 2011 è deputata nelle file del PD, ma già dal 2003, quando militava nei DS, si è occupata di Relazioni Internazionali, curando i rapporti con il Partito Socialista Europeo e con i democratici americani. Negli stessi anni ha avuto modo di lavorare a dossier riguardanti la guerra in Iraq e la pace in medio oriente. La sua nomina come ministro degli Affari Esteri era tra le più accreditate, essendo una renziana di ferro, ma soprattutto una politica competente in materia.
Confermati i ministri del Nuovo Centro Destra, Lorenzi alla Sanità, Alfano agli Interni (lascia però la carica di vicepremier) e Maurizio Lupi ai Trasporti e Infrastrutture. Gaetano Quaglieriello invece saluta il suo ministero per lasciare posto a Maria Elena Boschi (33 anni) e neo ministro per le riforme costituzionali ed i rapporti con il Parlamento.
Deputata dal 2013 e renziana di ferro, la Boschi è già membro della direzione del Partito Democratico, nonché avvocato. Altra dama di Renzi è Marianna Madia, 34 anni, ricercatrice dell’economia del lavoro e deputata dal 2008 in quota PD, va a ricoprire un altro tassello importante ovvero quello della pubblica amministrazione, settore in ci si aspettano importanti riforme soprattutto sul fronte burocrazia.
Sul fronte più caldo, quello dell’economia, del lavoro e dello sviluppo economico è meno marcata la discontinuità con il governo Letta.
Per il tesoro è stato scelto Pier Carlo Padoan, mentre per il lavoro il neoresponsabile è Giuliano Poletti, senatore di Scelta Civica, l’uomo delle cooperative rosse che poco tempo fa dichiarava: «Io credo che ora più che mai ci sia bisogno di cinghie di trasmissione forti tra cittadini, welfare, capitale e politica. Se in Inghilterra Cameron e Clegg, due conservatori, parlano dibig societycon il sociologo Philip Blond, se in Germania si ipotizza di allargare il sistema della cogestione agli enti locali, perché proprio l’Italia, che ha nella mutualità uno dei pilastri economici e territoriali da 150 anni, dovrebbe decretarne la fine?».
Un’altra donna invece si colloca su uno dei ministeri chiave, quello dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, imprenditrice, 45 anni, con un curriculum targato Confindustria. Nel 2008, dopo l’esperienza in Emilia Romagna, è stata eletta Presidente della Confindustria giovani.
Rivoluzione anche per quanto riguarda i dicasteri Giustizia e Difesa, rispettivamente guidati ora da Andrea Orlando, PD ed ex ministro del governo Letta con nomina alle Politiche Ambientali e Roberta Pinotti, senatrice del PD e prima donna a ricoprire questo ruolo. Nel 2007, la Pinotti, è nominata Responsabile nazionale Difesa nella Segreteria nazionale del Segretario Walter Veltroni, poi Ministro della Difesa nel Governo ombra del Partito Democratico, ruolo che ricopre dal 9 maggio 2008 al 21 febbraio 2009. Inoltre è capo dipartimento del PD alla difesa con il segretario Dario Franceschini. Non si può certo dire che non conosca la materia.
Le altre nomine riguardano invece Dario Franceschini (nel governo Letta si occupava dei rapporti con il Parlamento) ora Ministro per la cultura e il Turismo.
Fondamentale nel disegno riformatore di Matteo Renzi è anche l’istruzione, affidata a Stefania Giannini, senatrice in quota Scelta Civica, già membro della 7^ commissione che si occupa appunto di scuola ha recentemente dichiarato che in seguito ad una sua nomina presso il Miur «punterebbe su 3 livelli di intervento: potenziare il diritto allo studio per incentivare il merito e combattere gli abbandoni, ridare valore ai titoli di studio ed infine lavorare per una maggiore integrazione tra comunità di docenti e comunità di studenti».
Gianluca Galletti (UDC), bolognese, classe 1961 (è il ministro più anziano), entra in parlamento nel 2006 è vicepresidente del gruppo UDC alla camera e nel 2013 è stato il sottosegretario all’istruzione del governo Letta. Con Renzi si occuperà di Politiche Ambientali.
Maurizio Martina del PD va invece ad occupare il dicastero lasciato dal neo Guardasigilli Orlando, ovvero quello delle Politiche Agricole e Forestali. Martina, già sottosegretario presso lo stesso ministero nell’era Letta, è stato segretario regionale del PD Lombardo e membro della segreteria PD con Dario Franceschini.
Napolitano al termine dell’incontro si è rivolto ai giornalisti parlando di ampi caratteri di novità nel nuovo governo, sottolineando come lui non abbia forzato le scelte di Renzi. «La responsabilità delle proposte – ha dichiarato il Capo dello Stato - è prerogativa del premier ed è stata rispettata in modo pieno in un clima di serena collaborazione istituzionale. L’impronta di Renzi risulta evidente nei molti nuovi nomi.»
E a chi ha parlato di sue imposizioni sui nomi da scegliere, Napolitano ha risposto: «Vorrei assicurare i cultori di impavide ricostruzioni giornalistiche che il mio braccio non è stato sottoposto ad alcuna forza di ferro. Auguro a tutti un buon lavoro e desidero rinnovare la mia stima ad Enrico Letta, certo che in parlamento continuerà a dare un contributo importante».
Dopo giorni di attesa possiamo finalmente ritornare alle grandi questioni, sperando che adesso la svolta abbia davvero inizio. Perché, per citare Renzi, questa deve essere la volta buona. Niente scuse![MORE]
Sergio Sulmicelli
foto da: huffingtonpost.it