Morto John Demjanjuk alias "Ivan il terribile", il boia nazista di Sobibor
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MONACO, 17 MARZO 2012- E’ morto, a Rosenheim, in Baviera, John Demjanjuk, un'ex guardia carceraria del campo di sterminio nazista di Sobibor, in Polonia. Aveva 91 anni. A comunicare la notizia è stata l'emittente radiofonica Bayerischen Rundfunk. Il decesso è stato confermato dalla polizia locale.
Nel dopoguerra Demjanjuk visse in Germania fino al 1952 per poi emigrare negli Stati Uniti, doveva aveva assunto un’altra identità, cambiando il nome da “Ivan” in “John”. Nel 1986 fu condotto in Israele come imputato in un processo sui crimini nazisti ai danni degli ebrei durante gli anni della seconda guerra mondiale. Le vittime riconobbero nell’uomo «Ivan il terribile», spietata guardia nei campi di Treblinka e Sobibor. Venne condannato a morte, tuttavia nel 1993 la sentenza fu commutata in quanto emersero dubbi sulla sua reale identità. Lo stesso Demjanjuk ha sempre sostenuto di non essere mai stato un custode del campo di concentramento di Sobibor, ma di esservi stato per quasi tutta la guerra come prigioniero.
Sedici anni dopo la Germania ottenne (tra non poche difficoltà) l’estradizione di Demjanjuk dagli Usa. Nel maggio 2011, dopo un processo durato diciotto mesi, venne condannato a cinque anni di reclusione dalla giustizia tedesca che individuò in lui il custode del campo di Sobibor, dove furono trucidate più di 27.000 persone. [MORE]
Demjanjuk non prese mai la parola in aula e si limitò ad assistere alle udienze su una barella o una sedia a rotelle (fu riconosciuto, da una commissione medica, in grado di seguire fisicamente e mentalmente un processo, con l’obbligo, però, di non sottoporlo a più di due sessioni processuali giornaliere di novanta minuti ciascuna). La sua condanna è la prima avvenuta in Germania “solo” per il fatto di essere stato una guardia, senza prove concrete di omicidi specifici, sebbene il suo arresto fu revocato, in considerazione dell’età avanzata e delle precarie condizioni di salute dell'uomo. In attesa del processo d’appello, venne trasferito in una casa di riposo di Bad Feilnbach, nei pressi di Monaco.
Al processo testimoniarono molti sopravvissuti al lager di Sobibor, e parenti di vittime, in maggior parte ebrei olandesi.
Davide Scaglione