Morti e violenze:il bilancio drammatico del rapporto annuale sulla violazione dei diritti sul lavoro
Economia

Morti e violenze:il bilancio drammatico del rapporto annuale sulla violazione dei diritti sul lavoro

mercoledì 8 giugno, 2011

Novanta sindacalisti uccisi , più di 2500 arrestati, 5 mila licenziati : è quanto emerge dal rapporto annuale sulla violazione dei diritti del lavoro presentato oggi dalla Confederazione internazionale dei sindacati (ITUC-CSI). Sarebbero quindi queste le cifre del 2010, che ha visto un aumento del trenta per cento rispetto all’anno precedente del numero di omicidi di chi, in vari Paesi meno all’avanguardia sulla tutela sindacale, si batte a favore dei lavoratori. [MORE]


Detiene la palma del triste primato l’America del Sud, dove si sono registrate il maggior numero di uccisioni (48 solo in Colombia) ma ci sono stati casi anche in Bangladesh, nelle Filippine, in India, Iran e Nigeria. Tante poi le molestie, gli atti intimidatori, le minacce perpetrate ai danni di sindacalisti in più di 140 stati, tra cui figurano dittature evidenti, come la Bielorussia, lo Zimbabwe e la Birmania, e numerose democrazie apparenti, come la Russia, il Messico e la Nigeria.


Dal rapporto emerge chiaramente come alcuni Paesi riconoscano e tutelino ufficialmente il diritto sindacale, continuando tuttavia ad imporre pesanti restrizioni soprattutto per quanto riguarda la libertà di sciopero (tantissimi gli impiegati licenziati per aver esercitato questo diritto), e mostrando come si possa registrare di fatto un notevole scarto tra la legge vigente e quella applicata.


Libertà sindacale e contrattazione collettiva non sarebbero ancora legislativamente riconosciuti né in Cina né nell’area mediorientale del Golfo; e nella lista degli stati che non hanno sottoscritto la Convenzione 98 dell'ILO sul diritto di organizzazione e contrattazione collettiva figurerebbero persino gli Stati Uniti.


Cresce la percentuale dei governi che ignora ogni politica di tutela sindacale, quella della forza lavoro sfruttata (prevalentemente femminile) e della disoccupazione giovanile; risultati questi, che apparirebbero legati soprattutto alle scelte liberali applicate sempre più spesso in questo campo negli ultimi anni, che avrebbero penalizzato lo sviluppo dei sindacati, considerati come un ostacolo allo sviluppo economico più che uno strumento per ottenere una maggiore giustizia sociale.

Simona Peluso


 


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