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ROMA, 6 MAGGIO 2013 - «Sulla lunga esperienza di vita del Senatore Giulio Andreotti e sull’opera da lui prestata in molteplici forme nel più vasto ambito dell’attività politica, parlamentare e di governo, potranno esprimersi valutazioni approfondite e compiute solo in sede di giudizio storico». Inizia con queste parole il messaggio che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato alla famiglia di Giulio Andreotti, che questa mattina si è spento a Roma all’età di 94 anni.[MORE]
«A me – continua Napolitano – spetta in questo momento rivolgere l’estremo saluto della Repubblica a unapersonalità che ne ha attraversato per un cinquantennio l’intera storia, che ha svolto un ruolo di grande rilievo nelle istituzioni e che ha rappresentato con eccezionale continuità l’Italia nelle relazioni internazionali e nella costruzione europea».
Il presidente del Consiglio Enrico Letta ricorda, invece, Giulio Andreotti attraverso una nota: «Un protagonista della democrazia italiana sin dalla nascita della Repubblica dopo i traumi della dittatura e della guerra, ininterrottamente presente nelle istituzioni e nelle assemblee rappresentative. Con lui – aggiunge il premier – se ne va un attore di primissimo piano di oltre sessant’anni di vita pubblica nazionale. Alla famiglia le sentite condoglianze personali del presidente del Consiglio e del governo tutto».
Non sono naturalmente mancate dichiarazioni provenienti da altri componenti del governo. A partire dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che afferma: «la scomparsa di Andreotti segna un profondo lutto nella storia del Paese e della politica italiana. Uomo politico abile, straordinariamente intelligente, talvolta controverso, capace di dialogare con mente libera, spesso riusciva a guardare lontano, precorrendo i temi, mantenendo intatte la sua lucidità e la sua ironia sino alla fine»
Per Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, Andreotti è stato «uno dei grandi protagonisti della storia italiana dal dopoguerra a oggi». Più severe le dichiarazioni di Dario Franceschini, ministro per i Rapporti con il Parlamento: «mi affido al tempo e alla distanza che consentono una valutazione delle persone con maggiore serenità».
Sono di diverso sentimento le parole di Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc: «Giulio Andreotti è stato la Democrazia Cristiana, pur non essendo stato mai segretario della Democrazia Cristiana. Andreotti – aggiunge Casini – è stato la politica. Ha condensato il bene e il male. Una personalità straordinaria. Uno statista internazionale conosciuto in tutto il mondo. Un cattolico vero. Un grande statista che ha sempre creduto nelle istituzioni».
Lungo e fortemente sentito il ricordo di Paolo Cirino Pomicino che dal 1989 al 1992 fu ministro al Bilancio proprio del governo Andreotti: «lo stato d’animo è quello di chi ha perduto un amico e un maestro di vita e di politica, nei prossimi anni si vedrà cosa Giulio Andreotti ha dato al paese. Ultimamente – aggiunge l’ex ministro – non era più nelle condizioni di essere sentito e ascoltato, c’è stata una lunga malattia e lo abbiamo lasciato nella solitudine dei momenti più difficili circondato dall’affetto dei suoi familiari. Al di là delle numerose critiche interne aveva un prestigio internazionale che raramente i politici italiani hanno ricevuto. È stato un artefice – continua Cirino Pomicino – della ricostruzione del Paese, un pezzo di vita di questa nazione che collaborò con uomini come De Gasperi, Fanfani e Moro».
Commossa anche Giulia Bongiorno che di Giulio Andreotti ha curato con successo le vicissitudini giudiziarie: «sento una mancanza enorme, se ne va una persona speciale. Chi lo conosceva ne sentirà un’immensa mancanza».
Ed è proprio sulla lunga storia giudiziaria vissuta da “Il Divo” d’Italia che si concentra il ricordo di Silvio Berlusconi: «contro la sua persona, la Sinistra ha sperimentato una forma di lotta indegna di un Paese civile, basata sulla demonizzazione dell’avversario e sulla persecuzione giudiziaria: un calvario che Andreotti ha superato con dignità e compostezza, uscendone vincitore. Quello usato contro di lui – continua il leader Pdl – è un metodo che conosciamo bene, perché la sinistra dell’odio e dell’invidia ha continuato a battere nelle urne. Per questo – conclude Berlusconi – auspichiamo che gli anni della demonizzazione segua finalmente una pacificazione, di cui il governo appena insediato possa rappresentare il giusto prologo».
Sempre dal fronte Pdl il capogruppo al Senato, Renato Schifani, afferma: «con la morte di Giulio Andreotti scompare un simbolo della nostra vita democratica. Un uomo che è stato capace, con alto senso dello Stato e con un’intelligenza non comune, di segnare tanti momenti fondamentali delle nostre istituzioni».
Tra gli esponenti del Pd così si esprime Massimo D’Alema: «si è trattato certamente di un leader anche molto discusso nei diversi momenti della sua lunga esperienza politica e per la sua concezione del potere. Tuttavia – continua D’Alema – non si può negare che egli abbia mantenuto aperto il dialogo anche con forze politiche lontane dal suo pensiero e che abbia contribuito a consolidare il ruolo e la presenza internazionale del nostro Paese, concorrendo così in modo determinante a fare la storia dell’Italia repubblicana».
Sono forse destinate a suscitare qualche polemica le parole dell’ex componente della P2 Licio Gelli: «l’unico al mondo che ha diritto di chiamarsi uomo e statista. Sono pochi gli italiani che lo ricordano. Ho un ricordo magnifico – afferma l’ex gran maestro massone – un uomo di quella statura non nasce più, oggi sono tutti mezze calzette. Un politico altamente preparato e onesto, all’altezza dei compiti che gli venivano affidati. È stato il capo di Stato e un capo di Stato deve tenere i segreti che gli vengono affidati. Andreotti – conclude Gelli – ha fatto il suo dovere, ha usato i segreti per dare il benessere al popolo. I segreti li aveva, e se li è portati con sé. Chi è un uomo se li porta dietro».
Di tutt’altro parere le dichiarazioni dell’ex procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, che mette la vita di Andreotti in parallelo al ricordo di Agnese Borsellino, moglie di Paolo, scomparsa ieri: «con la morte di Andreotti se ne va un protagonista, più spesso negativo che positivo, della storia italiana degli ultimi 70 anni. Si chiude una pagina della storia italiana contrassegnata da due simboli opposti: Agnese Borsellino con la sua richiesta alla Stato di verità e di giustizia, rimasta inappagata, e Andreotti con il suo pragmatismo cinico che, in nome delle ragioni della politica e della ragion di Stato, giunse a stringere accordi con la mafia».
Tante, dunque, le reazioni alla morte di Giulio Andreotti. Pareri spesso discordanti sulla vita di un uomo che di certo resta contrassegnata da luci ed ombre.
(Immagine da ilmessaggero.it)
Giovanni Maria Elia