Monti, da Italia nessun rischio di contagio per l'Eurozona. Paura Ue per squilibri macroeconomici
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BRUXELLES, 12 APRILE 2013- L'Italia non contagia proprio nessuno; è secca, stamane, la replica del premier Mario Monti al commissario Ue agli affari economici e monetari europei, Olli Rehn, a meno di ventiquattro ore dalla pubblicazione del rapporto della Commissione Europea sugli squilibri macroeconomici dell'Eurozona.
Nel capitolo del report dedicato all'Italia, l'Ue ribadiva infatti la diffusa preoccupazione per l'elevato debito del nostro Paese, che unito alla perdità di competitività, e a una fragilità senza precedenti del settore bancario, contribuisce a rendere l'intera economia più che mai vulnerabile; e se la tensione sui mercati finanziari dovesse tornare ai livelli di qualche mese fa, aumentando le pressioni sul debito pubblico italiano, il rischio di contagio economico e finanziario per il resto della zona Euro potrebbe essere "consistente".[MORE]
Il fatto che a due mesi dalle elezioni politiche non si intraveda neanche lontanamente un'ipotesi concreta di formazione di governo, non ci aiuta certo ad acquistare punti fiducia agli occhi degli investitori e delle istituzioni europee, che guardano con crescente nervosismo ai litigi dei palazzi nostrani.
Senza un esecutivo stabile, non sarà facile risolvere quegli squilibri macroeconomici "seri" rilevati dalla Commissione, che ricorda come, l'adozione delle seppur importanti misure approvate negli ultimi mesi, rimanga una sfida troppo grande per un Paese senza governo.
Dal 2008 a oggi, il prodotto interno lordo italiano ha perso più del 7 per cento, e il corto circuito negativo tra debolezza economica e innalzamento del debito pubblico, rappresenta un pericolo che l'Europa non può ignorare; Monti però non ci sta, e smorza i toni ricordando come tassi di interesse e spread si stiano abbassando, proprio nelle ore in cui il Tesoro è riuscito a collocare con successo 7 miliardi di Btp, con rendimenti in calo sui titoli a 3 anni e a 15 anni.
Il premier, poi, ha sottolineato che entro maggio, parola di Rehn, l'Europa potrebbe mettere la parola fine sulla nostra procedura per debiti eccessivi, e che l'Italia avrebbe oggi uno dei deficit più bassi dell'Unione; ma un livello di spread inferiore non allontana certo lo spettro di una nuova manovra, che il futuro governo dovrà affrontare al più presto per risolvere la questione attualmente sospesa del finanziamento di voci di spesa ancora prive di copertura, che comprendono campi importanti come gli ammortizzatori sociali e le missioni militari all'estero. Servirà, insomma, un ulteriore lavoro sul Def, che si sofferma sugli interventi correttivi senza specificare il modo di reperire tutte le risorse necessarie.
E sebbene il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ritenga i timori di Bruxelles esagerati, rimane il fatto che in Italia, di squilibri macroeconomici ce ne siano in verità molti, e gravi. Non siamo i soli, è vero: ci accompagnano tra gli altri anche Olanda, Francia, Belgio e Regno Unito; su 27 stati membri, ben 13 destano preoccupazioni, l'Eurogruppo sembra spaccato sulle modalità di ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del del fondo dell'ESM (European Stability Mechanism), il Portogallo non trova misure per compensare i tagli bocciati dalla Corte Costituzionale, e il salvataggio di Cipro ci costerà 23 miliardi, in luogo dei 17 previsti.
In questo scenario, l'Italia resta bloccata, senza troppe speranze di mettere mano in breve tempo ai consigli che nel report ci ha dato la Commissione: rafforzare la concorrenza nei mercati, riformare la pubblica amministrazione, semplificare il sistema fiscale, decentralizzare ulteriormente le contrattazioni salariali.
(immagine da: www.agenparl.it)
Simona Peluso