Mons. Vincenzo Bertolone: Il far niente è una meravigliosa occupazione
Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
Le vacanze estive diventino occasione da non sciupare. La riflessione domenicale dell'arcivescovo mons. Vincenzo Bertolone, presidente della CEC
«Il far niente è una meravigliosa occupazione. Peccato che bisogna rinunciarvi durante le vacanze, quando l’essenziale è proprio quello di fare qualcosa».[MORE]
Col suo sottile umorismo lo scrittore francese Pierre Daninos descrive ciò che una vacanza dovrebbe essere ed invece non è più: da anni, ormai, l’estate in particolare è vissuta come un periodo di riposo in cui normalmente si rallentano o si abbandonano le attività quotidiane, con un’immersione di corpo e anima nei fiumi dell’ozio e dell’accidia. Via i luoghi, i mezzi e le persone della vita ordinaria per creare - paradossalmente - un vuoto da riempire poi con ciò che piace, rilassa, diverte. Ma in questo umano e legittimo desiderio di evasione, il cristiano - almeno lui - è chiamato a colmare quello spazio non solo con lo svago del corpo, ma anche e soprattutto col riposo dello spirito, magari trovando un posticino pure per Dio.
Del resto, concepire la quiete come assenza totale di impegni e rifiuto di pensare ai vari problemi della vita è una maniera poco rilassante di concepire la pausa. Anche se gli impegni professionali vengono messi da parte, restano comunque quelli della vita familiare, giacché il “mestiere” del padre e della madre non contempla ferie: quante volte durante l’anno non si è potuto (o voluto) parlare tra coniugi? Quante volte si è fatto o meno di ascoltare i figli? Quante si è rimasti letteralmente annichiliti dalla stanchezza anche interiore che spesso nasce dalla sfiducia e dallo scoramento che derivano dalle vicende della vita, come la precarietà del lavoro, una malattia silente, l’inquietudine per le sorti di un amico o del mondo? E poi, i rapporti umani: le ferie rappresentano una preziosa opportunità per coltivare quei contatti che il ritmo giornaliero non consente di curare come si vorrebbe. E così con chi è solo, o alla solitudine è inchiodato dalla malattia o dalla vecchiaia ma attende che arrivino un volto ed un sorriso per poter almeno tornare a sperare. Lo stesso vale per chi alle vacanze non può neppure pensare, semplicemente perché non può permettersele.
Insomma, l’esistenza si perde in mille percorsi che non portano alla meta, o stancano durante il cammino, al punto che «non abbiamo tempo per dedicarci un po’ di tempo», come scriveva Eugène Ionesco. Cosa desumere da ciò? Un invito, un appello al riposo. A dare un senso alla vita che prosegue ed al tempo che passa. Un’esortazione a riappropriarsi di sé stessi e delle proprie giornate, a ritrovare idee, temi, verità, insegnamenti che la banalità purtroppo imperante volutamente ignora. Riuscire a ritagliarsi qualche scampolo d’attenzione, d’ascolto e di generosità che scuota la superficialità da benessere è possibile a tutti. Perché costruire un mondo diverso è compito di ognuno e con le vacanze, se vissute cristianamente, diventa occasione possibile, da non sciupare.