Miles Gloriosus, la satira irriverente del Teatro di Calabria
Cultura e Spettacolo Calabria Catanzaro

Miles Gloriosus, la satira irriverente del Teatro di Calabria

venerdì 19 luglio, 2019

Catanzaro, 19 luglio - Torna sereno il cielo e le stelle si affacciano di nuovo sul chiostro del Complesso Monumentale del San Giovanni. Dopo due giorni di pioggia che hanno costretto al rinvio, mercoledì e giovedì sera il Teatro di Calabria ha messo in scena il “Miles Gloriosus”, il soldato fanfarone, commedia Palliata scritta da Plauto nel 205 a.C.

La riduzione originale, a cura del professore Luigi La Rosa, ha preso spunto dalla trasposizione in calata romanesca di Pier Paolo Pasolini (Il vantone,1963). Un’opera in cui, l’intellettuale bolognese, romano d’adozione, attualizza l’universo Plautino e rende la satira ancora più irriverente.

Luci sul palco, parte la musica, entrano gli attori e lo spettatore viene immediatamente coinvolto nella scena. Dialoghi senza tempo gli parlano dei difetti della società romana del III sec. a.C., ma egli non può fare a meno di collegarli a quelli di oggi, di una società in cui è più importante apparire che essere. Momenti di grande comicità mettono in risalto la “vacuità delle vite gonfie di aria e prive di sostanza”, esaltano quanto ogni personaggio, in realtà, agisca soltanto per un suo tornaconto.

Pirgopolinice, soldato vanesio e fanfarone, rapisce una giovane ateniese, Filocomasio, già fidanzata con un giovane, in quel momento lontano da Atene. Il furbo schiavo del giovane, Palestrione, si mette sulle tracce di Pirgopolinice e della ragazza. Dopo una serie di disavventure riesce a raggiungere il soldato ad Efeso, diventando suo servitore per riuscire ad avvicinare Filocomasio e restituirle la libertà e l’amore del suo promesso sposo. Palestrione farà arrivare il suo vero padrone e lo sistemerà nella casa del vecchio Periplecomeno, vicino di casa del soldato vanesio. Escogita un piano per salvare la ragazza: insieme con Periplecomeno, assolderà l’astuta cortigiana Acroteleuzio e Milfidippa, una servetta scaltra e svelta d’ingegno. Acroteleuzio dovrà fingersi moglie di Periplecomeno e Palestrione farà credere al fanfarone che la donna sia, in realtà, innamorata di lui. Da lì una serie di esilaranti e serrati equivoci porteranno al lieto fine, in un susseguirsi di colpi di scena, risate e trovate astute dell’istrionico Palestrione”. 

Non si può partire senza una menzione speciale al maestro Aldo Conforto. La sua regia è perfetta, l’interpretazione nel ruolo di Periplecomeno è, come sempre, magistrale, i costumi, ancora una volta, pregevoli. Il suo straordinario lavoro quotidiano consente a tutti gli attori di sorprendere continuamente il pubblico che non può fare a meno di cogliere l’evoluzione delle loro qualità attoriali.

Il Miles Gloriosus, Pirgopolinice, di Paolo Formoso è una figura che esiste solo grazie alle adulazioni degli altri. Strappa tante risate ostentando una grande bellezza esteriore e interiore, oltre che un grande coraggio, qualità che in realtà non possiede affatto. Nella scena finale dimostra tutta la sua vacuità.

Il vero protagonista è Palestrione, uno straordinario Salvatore Venuto. Il poliedrico attore incanta il pubblico, lo coinvolge continuamente rendendolo complice del suo prendere in giro il fanfarone, e restituisce un servo sfacciato, geniale, astuto, ideatore di incredibili inganni. È lui l’architetto della grande beffa ai danni di Pirgopolinice e di quella minore ai danni di Sceledro. Rende chiaro a tutti quanto la figura del servo sia centrale nelle commedie di Plauto.

Tenera, bella, viso angelico, ma, al momento opportuno, scaltra e abile ingannatrice, è Filocomasio, la giovane e talentuosa Clizia Argirò.

Marta Parise è Sceledro, lo schiavo buffo del fanfarone, incaricato di tenere sotto controllo Filocomasio. La vede incontrarsi con il suo giovane amante ma si lascia convincere da Palestrione che “non ha visto quello che ha veduto”. Molto brava nell’interpretare l’evoluzione che va dalla certezza, alla diffidenza fino all’ingenuità.

Nel piano di Palestrione per beffare il fanfarone hanno un ruolo importante due belle donne, la cortigiana Acroteleuzio, Alessandra Macchioni, e la sua servetta scaltra e svelta d’ingegno Milfidippa, Mariarita Albanese. Danno vita ad una serie di situazioni divertenti e, facendo credere al soldato spaccone che Acroteleuzio sia innamorata persa di lui, lo attirano nella casa del vecchio Periplecomeno dove verrà caricato di botte.

Anna Maria Corea, serva del fanfarone, ha interpretato tutto il suo disprezzo per il padrone e Bunty Andrea Giudice, servo manesco di Periplecomeno, nella scena finale ha contribuito a dare al soldato spaccone quello che meritava.

Dopo il grande successo ottenuto ad inizio mese con la messa in scena di “Antigone”, ancora due serate sold out per il Teatro di Calabria, a dimostrazione che c’è tanta sete di cultura in città, di quella prodotta con competenza, passione e sacrificio.

Saverio Fontana.


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