Migranti, Salvini vuole mandare ad Amburgo i 64 salvati al largo della Libia
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MEDITERRANEO, 4 APRILE 2019 - Il ministro dell'interno e vicepremier italiano Matteo Salvini prosegue nella sua crociata contro l’ingresso dei migranti salvati dalle acque al largo della Libia. "Nave battente bandiera tedesca, Ong tedesca, armatore tedesco e capitano di Amburgo. È intervenuta in acque libiche e chiede un porto sicuro. Bene, vada ad Amburgo", ha tuonato Salvini.
La nave è la Alan Kurdi e appartiene alla Ong tedesca Sea Eye che ha soccorso al largo della costa libica di Zuara 64 persone, di cui 10 donne, 5 bambini e 1 neonato: "Fa freddo e il tempo sta peggiorando. Le donne e i bambini sono sotto coperta ma la maggior parte delle persone dorme all'aria aperta". A rendere noti i dettagli sulle condizioni della nave e dei migranti è stata la stessa Ong che con un Tweet ha chiesto che l’"Italia o Malta assegnino un porto sicuro di sbarco".
La risposta del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, non è tardata ad arrivare, mentre quella di Malta è ancora non proclamta. L’associazione Alarm Phone, secondo fonti ANSA, ha intercettato la richiesta d'aiuto dei migranti, avvertendo immediatamente la guardia costiera libica e la stessa Sea Eye. Uno dei suoi responsabili, Jan Ribbeck, ha spiegato che il gommone non era nelle condizioni di raggiungere in autonomia un porto e per questo è stata presa la decisione di “evacuarlo immediatamente”. Lo stesso Ribbeck ha fatto sapere che i migranti sono "al sicuro" sulla Alan Kurdi.
Tuttavia, come in altre circostanze precedenti, l’imbarcazione non è adatta per ospitare così tante persone tra migranti e operatori e per un lasso di tempo prolungato, pertanto il capitano ha chiesto alle autorità competenti di indicare il prima possibile un porto sicuro.
Al coro dell’aprire i porti italiani si è unito anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: "A poche ore dalla sparizione di una imbarcazione che aveva lanciato un sos inascoltato nel Mediterraneo, che fa temere il peggio, la presenza della nave Sea Eye in quella zona è riuscita a salvare vite umane, persone fra cui molti bambini. Mi auguro che nessun Salvini di turno, né in Italia né in Europa, pensi di poter fare campagna elettorale sulla pelle di questi esseri umani. Si indichi subito un porto sicuro a questa imbarcazione e a questi naufraghi. Un porto sicuro che non è certamente in Libia e che se non si trovano velocemente alternative potrebbe essere Palermo", ha spiegato il primo cittadino.
Nel frattempo, la Guardia costiera libica ha intimato alle Ong di "non intervenire in acque territoriali per favorire le migrazioni irregolari e aiutare i trafficanti di essere umani". Ha minacciato inoltre di "applicare la legge e il diritto internazionali" per rispondere alle "gravi violazioni della sovranità libica". La Guardia Costiera e la Marina Libica hanno pubblicato sui propri profili ufficiali Facebook i seguenti messaggi: "non entrate nelle nostre acque territoriali. Siamo un'istituzione degna di rispetto e - minaccia il portavoce della Marina Libica, l'ammiraglio Ayob Amr Ghasem - in caso di violazione della sovranità del nostro Paese, risponderemo conformemente al diritto internazionale. Siamo stufi di ong che violano la nostra sovranità".
Non smettono di agitarsi le acque del Mediterrano e con l’avvicinarsi dell’estate la situazione potrebbe diventare più delicata. Mediterranea Saving Humans, la rete di associazioni italiane che con la nave Mare Jonio e di cui fa parte Stefano Tria, figlio del ministro dell'Economia, Giovanni, partecipa con le Ong alle azioni di monitoraggio della situazione nel Mediterraneo centrale, segnala invece che risulta ancora dispersa un'altra imbarcazione, con 50 persone a bordo.
Fonte immagine Corriere.it