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MILANO, 7 GENNAIO 2013- Un contadino coinvolto in un processo per omicidio, con imputazioni ancora pendenti sul suo conto, con lo sguardo sospetto rivolto a lui da milioni di italiani, in quella morbosa smania di scovare l’assassino, che è uno dei morbi che infetta l’Italia. Questo è Michele Misseri, meglio conosciuto con l’abusato epiteto mediatico de “il mostro di Avetrana”. O meglio questo era sino a ieri. Da oggi una lista civica, nello specifico Pensionati Italiani, si dice pronta a candidarlo per le prossime elezioni alla circoscrizione XXI (Puglia).[MORE]
Come è possibile che un cittadino accusato di soppressione di cadavere e ancora sotto processo nell’ambito dell’omicidio della nipote, Sarah Scazzi, possa oggi essere candidato per le prossime elezioni? Lo spiega, in un comunicato pubblicato sul sito web de Il Corriere del Giorno, l’ufficio elettorale in questione: «La candidatura è possibile perché [...]il noto procedimento penale che ha in corso risulta sui carichi pendenti della procura, ma tale documento non è richiesto». Insomma, sino a fine processo, Misseri risulterebbe incensurato. Ed è quanto basta.
L’uomo, tuttavia, smentisce la notizia. A tgcom24 parla di «una buffonata», non essendo mai stato avvicinato da nessuno con simili proposte. Ma forse il punto non è questo. Il punto è che, in fondo, una simile notizia, al di là dell’iniziale stupore che può suscitare, non è ritenuta del tutto improbabile, da nessuno. Nessuno giurerebbe che in Italia una cosa simile non possa accadere.
Non ci si stupisce più, per colpa, per assuefazione. Forse perché effettivamente nel Belpaese un reato, una condanna- talvolta ci si accontenta di essere implicati anche solo secondariamente in un qualsiasi procedimento penale- sembrano essere una conditio sine qua non per affermarsi nell’arena politica. Come se avere la fedina penale pulita, come se non essere mai comparsi davanti ad un Giudice, pregiudichino- non in senso legale, s’intende- la carriera politica. I filosofi greci questo non l’avevano contemplato, ma si sa, la loro lungimiranza conoscitiva è da mettersi in discussione.
(Immagine: Lettera43)
Emmanuela Tubelli