MGFF, Peter Webber racconta il suo cinema profondamente umano
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Catanzaro, 5 agosto - Peter Webber sorprende l’autorevole pubblico che lo aspetta. Esce sulla balconata che affaccia sul chiostro del Complesso Monumentale del San Giovanni e fotografa dall’alto i presenti. Più scatti, in modo che nessuno manchi. Sorridente scende rapidamente la scala a chiocciola ed entra in scena prendendosi il lungo, caloroso e meritato applauso.
Ha inizio così la seconda masterclass della diciassettesima edizione del Magna Graecia Film Festival.
Il regista britannico, molto apprezzato in tutto il mondo, ha appassionato tutti con il suo racconto, stimolato dal giornalista e critico cinematografico Antonio Capellupo e dalle domande di attrici e attori ospiti del festival, capitanati dal sempre brillante Alessandro Haber, dei giornalisti, di alcuni esponenti del mondo teatrale cittadino e da appassionati di cinema. Grazie anche alla collaborazione dell’interprete Ivana Critelli.
Alla fine si è soffermato con grande gioia a fare autografi e foto con tutti quelli che li hanno richiesti.
“Guardandolo fin dagli inizi ad oggi, il cinema di Peter Webber è profondamente umano”, con queste parole Antonio Capellupo ha introdotto il confronto ed è stato poi molto abile con le sue domande a far venir fuori tutta quella umanità.
Vi proponiamo una sintesi dell’interessantissima discussione:
Peter Webber e la regia
All’inizio della mia carriera ero molto concentrato sui dettagli tecnici. Grande attenzione alle telecamere, alle luci. Oggi, invece, non prediligo più la forma, ma tutto ciò che tocca il mio cuore, che mi emoziona. L’aspetto tecnico è in secondo piano. Preferisco un film che mi emoziona con dettagli tecnici pessimi che uno tecnicamente perfetto ma mi lascia freddo.
Peter e la musica
Sono sempre stato appassionato di musica, sin dall’età di tredici anni. All’inizio è stato un approccio a livello emozionale, poi è diventata una forma di protesta, come, ad esempio, nel mio ultimo lavoro “Inna de Yard”. Ho utilizzato personaggi locali che hanno espresso la loro protesta attraverso la musica, il reggae. Mi sono lasciato influenzare sia dalla musica classica che da quella popolare e poi ho riversato le emozioni nelle mie opere.
Peter e “La ragazza dagli orecchini di perla”
Una delle maggiori difficoltà che ho avuto nell’essere fedele al romanzo originale è stato il fatto che esso si basa su un intero monologo. È stato difficile rappresentare in maniera fedele tutti i personaggi, ed anche tutti gli elementi visivi descritti. In particolare all’interno, grazie ad Edoardo Serra, direttore della fotografia, che è un maestro delle luci, siamo riusciti a fare un lavoro ricercato per creare la giusta atmosfera e permettere allo spettatore di fare una vera e propria esperienza visiva.
Peter e “Hannibal Rising”
Il film è uscito quasi contemporaneamente in tutto il mondo. Ho iniziato a seguire, quindi, le recensioni su twitter. Ho visto che erano negative e mi sono preoccupato. Ho letto poi quelle dei giovani ed erano tutte positive. Mi sono rincuorato e mi sono detto “ fortunatamente ho un pubblico che mi ama”. Il periodo che precede le registrazioni è terribile. Non sai come sviluppare il film, qual è la giusta location, ciò che è necessario e ciò che non lo è.
In questo caso ho visionato come location un policlinico universitario. Ad un certo punto siamo scesi al piano inferiore e ci siamo trovati davanti a dei corpi che credevo finti. Più ci avvicinavamo, però, e più sentivamo uno strano odore. Ad un certo punto abbiamo realizzato che erano dei corpi umani veri. Questa cattiva esperienza mi ha aiutato poi nello sviluppo successivo della pellicola. Mi ha permesso di ricostruire quella sensazione di malessere mia e dei miei collaboratori.
Peter e “Emperor”
È stato un vero piacere girare questo film perché io sono un fan della cultura giapponese e del Giappone. Un onore per me rappresentare questa cultura. È stato anche un omaggio ai registi giapponesi, mi sono ispirato a loro, ho analizzato le loro tecniche. Fantastico, poi, girare in alcuni luoghi simbolo. Sono stato il primo regista che ha potuto girare alcune scene nel Palazzo Imperiale, veramente entusiasmante.
Peter e “Earth: One Amazing Day”
Con questa pellicola ho voluto mostrare al mondo che cosa dobbiamo proteggere. Rendiamo giustizia alla bellezza. Girando varie scene da dieci minuti, ho cercato di creare i vai aspetti dell’umanità. La paura, l’amore, anche il terrore, attraverso vari generi cinematografici. Fortunatamente ha avuto grande successo. È stata vista anche in Cina.
Peter e Netflix
Grazie a Netflix per la prima volta non ho avuto problemi di budget, non mi hanno dato linee guida da seguire,mi hanno soltanto dato i soldi e mi hanno detto”fai quello che vuoi”. È stato molto bello per me poter girare in libertà. Ho potuto esprimere tutta la mia creatività. Mi ha permesso anche di venire a contato con una fascia di pubblico molto giovane che prima era difficile catturare.
Peter e il cinema italiano
Ho sempre amato il cinema Italiano; Rossellini, De Sica, Fellini, Visconti. Il più grande, però, secondo me è stato Michelangelo Antonioni, il primo regista moderno. Credo che mai riuscirò ad esprimere quelle emozioni che ci ha regalato lui con le sue pellicole.
Stimo molto gli artisti italiani, siete bravi sia dietro che davanti alla telecamera.
Saverio Fontana