Matera: Dalla & De Gregori, Poesia e Musica tra i Sassi
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MATERA - “Se ci fosse la luna si potrebbe cantare”. Detto, fatto. E, appunto, cantato.
Nello splendido scenario naturale delle Cave del Sole, a Matera, Lucio Dalla e Francesco De Gregori hanno incantato il pubblico, ritornato là dove appena 24 ore prima si era scatenato un autentico diluvio che aveva costretto gli organizzatori a rimandare il concerto.
Il WorkInProgress Tour 2010 nella città dei sassi inizia alle 22 in punto, quando il panama bianco di un istrionico cantautore bolognese fa capolino su un palco che accoglie una Big Band di 9 musicisti, tra pianoforti, percussioni, batteria, pedal steel guitar, coristi. [MORE]E quei due, lì al centro: l’ orso che balla e la scimmia che suona, giusto per utilizzare la descrizione (ironica ma non troppo) contenuta in uno dei tre brani inediti proposti, NON BASTA SAPER CANTARE, una meraviglia nata dalla sempre geniale penna di De Gregori.
Si inizia ballando (seduti sulle sedie…) col rock duro di TUTTA LA VITA, un brano di Dalla poco conosciuto ma altrettanto coinvolgente e si continua con ANNA E MARCO, deliziosa canzone d’amore accarezzata dall’armonica a bocca di un De Gregori insolitamente loquace e facilmente riconoscibile per un originalissimo copricapo rosso fuoco.
Scorrono via i ritmi sudamericani di TITANIC, i calci di rigore sbagliati de LA LEVA CALCISTICA DELLA CLASSE ’68, le bombe jugoslave di HENNA, i motori rombanti di NUVOLARI (e qui Dalla si supera, nel canto e in un abbigliamento che ricorda quei piloti anni 60 fatta salva una improbabile canottiera nera…), la potenza rock de L’AGNELLO DI DIO e – en passant – accenni al nostro bel paese con VIVA L’ITALIA e alla Bologna, dove “non si perde neanche un bambino”, citata in DISPETATO EROTICO STOMP.
Immancabili gli “evergreen”: PIAZZA GRANDE, L’ANNO CHE VERRA’, LA DONNA CANNONE e RIMMEL (cantata a guisa di karaoke, con tanto di testo scorrevole, per una scelta quantomeno discutibile).
Tre ore filate di spettacolo, senza pause e con due, tre momenti davvero notevoli, in cui pensi davvero che basta poco per saltare quella linea immaginaria che divide il reale dall’immaginario, il quotidiano dal sogno. E a volte gli ingredienti necessari a realizzare queste ricette sono pochissimi.
Scegliamo sei pietanze, tre per parte.
Pianoforte, clarinetto ed un modo di cantare impeccabile, sempre più pulito col passare degli anni: così è LA STORIA, uno dei brani più intensi di De Gregori.
“Per le persone facili che non hanno dubbi mai, per la nostra corona di stelle e di spine. Per la nostra paura del buio e della fantasia”. Idealmente si potrebbe parlarla ma fortunatamente oltre alle lettere c’è la Musica ad accompagnare SANTA LUCIA.
E ti vedi il pubblico cadere in ipnosi. Anche le pietre (della cava) paiono voler parlare.
Una dietro l’altra giungono A PA’, l’omaggio di un romano ad un grande poeta del Novecento, Pierpaolo Pasolini “E voglio vivere come i gigli nei campi, come i gigli nei campi volare”.
Replica Dalla con FUTURA: il suo nome, detto l’altra notte, ha messo già paura.
Ancora, l’attualissima COM’E’ PROFONDO IL MARE "E' inutile non c'è più lavoro non c'è più decoro Dio o chi per lui sta cercando di dividerci di farci del male di farci annegare".
E la celeberrima CARUSO dove la voce potente ed intensa di Lucio inducono Francesco a sedersi, quasi in disparte, assorto e compiaciuto da cotanta bellezza.
Così è facile inchinarsi ripetutamente e ringraziare infinitamente questi due “pezzi da novanta” della musica leggera italiana e quando sono loro a dirti, cantando, “…eccoci qua, siamo venuti per poco perché per poco si va e il sipario è calato già” non puoi far altro che prenderti LA VALIGIA DELL’ATTORE e custodirla con cura, tra le pagine chiare e le pagine scure della nostra Memoria.
[Foto di Francesco Corallo]